Economia e lavoro - 11 luglio 2025, 17:00

Da Torino capitale tecnologica al Ponte sullo Stretto: il punto di vista del presidente dell'Ordine degli Ingegneri [VIDEO]

Ingegneria civile è una delle materie più bistrattate al Politecnico, scelta dall'1% delle nuove matricole. Al Podcast a Domicilio il professore Giuseppe Ferro: "Se ne parla solo quando ci sono gli scandali"

Giuseppe Ferro, presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Torino

Giuseppe Ferro, presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Torino

"Torino deve diventare nuovamente la capitale tecnologica italiana". È un piano ambizioso ma fattibile per Giuseppe Ferro, presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Torino e professore di scienza delle costruzioni al Politecnico. Dalla nuova sede dell'Ordine, Ferro ha parlato al "Podcast a Domicilio" delle prospettive tecnologiche della città, della situazione attuale degli ingegneri civili e anche del Ponte di Messina.


Come si fa a rilanciare Torino come capitale tecnologica italiana? Secondo Ferro "ci vorrebbe più coraggio". Il presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Torino vede una città adatta, che può puntare sull'aerospazio così come su altri settori - "Ci vorrebbe un mix di tutto" - ma che è isolata. "Abbiamo una marea di spazi e aree dismesse da poter utilizzare - ha detto - abbiamo tante teste, un Politecnico che funziona benissimo, una qualità della vita completamente diversa negli ultimi 20 anni, trasformata dopo le Olimpiadi. Si vive benissimo ed è più economica di altre città".

Molto passa dal riuscire a mantenere gli studenti dopo la laurea, non facile per la retribuzione nel settore molto più bassa rispetto all'estero. "Gli ingegneri civili in Italia sono assunti come false partite iva, non possono andare neanche a chiedere un mutuo. In Francia guadagnano il doppio. Ingegneria civile è scelta solo dall'1% delle nuove matricole, abbiamo la metà degli studenti stranieri rispetto agli italiani e chi viene da un paese in via di sviluppo poi sceglie di ritornare. Viene vista come una materia del passato, vecchia, e se ne parla sempre e solo male. Bisogna sporcarsi, andando in cantiere, se ne parla quando ci sono scandali, terremoti: il messaggio che arriva è terrificante".

Per finire una domanda sul Ponte di Messina. "Me lo chiedono in tanti", dice Ferro sorridendo. Non si sbilancia sulla possibilità tecnica di realizzazione, anche se ammette che ci sono molte difficoltà: "I salti di lunghezza di solito sono fatti a piccoli step, quello sarebbe un salto di più del 50% in più rispetto al precedente. Studiandola bene si potrebbero fare innovazioni, ma fatto con un appalto tradizionale lo vedo utopistico". La chiave, secondo Ferro, sarebbe proprio l'innovazione. "Quando si fa un'opera di questo tipo - conclude - bisognerebbe avere un piglio differente: in Francia per le centrali nucleari avevano assoldato le università per fare analizzare ogni singolo problema. Non si è fatto per il Ponte sullo Stretto, cosa che invece hanno fatto col Ponte di Akashi in Giappone, inventando un materiale innovativo che era il calcestruzzo autocompattante. Con parte dei proventi del Ponte si potrebbe finanziare una ricerca finalizzata da parte delle varie università, però purtroppo questa visione in Italia non esiste".

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Francesco Capuano

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