Davino Fazia fino ai cinquant’anni non aveva mai avuto a che fare con i cani. Ex ufficiale degli alpini alla Caserma Berardi di Pinerolo, è stato in varie missioni all’estero. Poi la pensione e il ritiro in una baita a Pramollo, prima di trasferirsi a Cavour. Ormai oltre 25 anni fa, proprio davanti al ‘suo rifugio’ montano, l’incontro che gli cambia la vita.
“Sono andato in pensione a 50 anni per ragioni personali - racconta - non avevo mai trattato animali. Poi nel mio rifugio di Pramollo, ho incontrato casualmente un cane. Era un cane nero di grossa taglia, ferito. Sono riuscito a portarlo da un veterinario e gliel’ho lasciato. Quando è guarito, me lo volevano affibbiare. All’inizio ho fatto resistenza, ma poi alla fine l’ho accettato ed è stato il mio compagno di vita. Quello è stato l’inizio della mia dedizione totale H 24 agli animali del territorio”.
Nel 2000, Fazia entra nel direttivo del Canile Rifugio di Cavour: “Abbiamo superato le nostre miserie con impegno, con l’aiuto dei nostri amici, dei soci che sono cresciuti fino ad arrivare a circa 1.500”.
Sulle ceneri di un’ex azienda agricola, Fazia e la sua ciurma, come ama definirla, ha realizzato uno spazio dedicato all’accoglienza di cani e gatti. Situata a pochi chilometri dal centro di Cavour, si estende su 18.000 m², all’interno della quale oggi lavorano 13 dipendenti e si alternano 30 volontari: “È una struttura nata diciamo piano piano, giorno dopo giorno, blocco per blocco, ma la nostra specificità è la sanità e l’alimentazione che riserviamo i cani che sono nostri ospiti”.
Oggi Fazia si è ritirato dal direttivo e il canile è portato avanti dalla cooperativa sociale ‘Diamoci una zampa’, ma è una presenza costante all’interno del rifugio che conta circa 100 ospiti: “Se c’è bisogno posso dare una mano, ma oggi chi ha preso il mio posto è il personale che ha arricchito questa struttura negli anni ed è diventato parte fondamentale della gestione. Loro segnano la strada, potranno solo migliorare”.
Per il futuro, l’ex presidente del Rifugio si augura che la struttura continui la sua opera: “Il problema economico è complesso, i soldi non bastano mai e il canile ha delle spese enormi. Serve una minore burocrazia delle autorità sanitarie, che vengano incontro alla funzionalità del canile, e servono gli amici, che ci aiutano con le loro risorse e i loro contributi”.