Attualità - 01 maggio 2025, 12:33

Dalla riscoperta del rifugio della ‘banda del Tetu’ emerge un altro pezzo di storia partigiana della Val Chisone

Massimo Bosco e Stefano Martino hanno raccolto la testimonianza sul ferimento di Mosè Stella

Il rudere della mianda

Grazie alla scoperta del rifugio della ‘banda del Tetu’, Massimo Bosco e Stefano Martino hanno raccolto un nuovo pezzo della storia partigiana della Val Chisone, legato al ferimento del partigiano Mosè Stella.

Il fotografo valligiano Bosco è un profondo conoscitore dei sentieri percorsi dai partigiani ed è autore del libro ‘Sentieri di storia e fatiche’ (LarEditore), ha segnato un momento importante nella ricerca storica locale quando ha riscoperto il rifugio partigiano di Balma Sarsenal.

Il pinerolese Stefano Martino, è nipote della staffetta partigiana Regina Pero, e ha ereditato la passione per la storia e la ricerca delle testimonianze dirette. Ha creato il gruppo Facebook ‘Guerra in Val Chisone’.

Un giorno, spinto dalla curiosità e dal desiderio di approfondire la riscoperta della Balma, ha contattato Bosco proprio su Facebook. Da quel momento è nata una collaborazione unica: Bosco si occupa della parte paesaggistica, mentre Martino si dedica alla ricerca storica. A sostenerli nella loro attività, c’è l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), di cui sono entrambi iscritti

L’ultima scoperta dei due ha avuto origine da un incontro significativo. Il giovane pinerolese si è recato da Gino Ribet per raccogliere informazioni sul partigiano Alberto Ribet, detto ‘Tetu’. Lui gli ha indicato, a grandi linee, la posizione dell’antico rifugio di Alberto e della sua banda. Bosco ha quindi perlustrato la zona e, con grande determinazione, è riuscito a trovarlo. A seguito di questa scoperta, Martino ha contattato il sindaco di Pomaretto Danilo Breusa, nel cui territorio si trovava il rifugio, che ha immediatamente sostenuto l’iniziativa. Ora campeggia una targa commemorativa e la baita è stata allestita con reperti d’epoca.

La loro scoperta ha attirato l’attenzione di Flavia Stella, figlia del partigiano Mosè Stella, che ha raccontato loro una storia fino ad ora poco conosciuta. Durante una chiacchierata, ha rivelato che suo padre, dopo essersi ferito mentre cercava di fuggire ai tedeschi, fu tratto in salvo e nascosto nella mianda di Freutreria, a monte della Cascata della Pissa di Perosa Argentina, grazie al coraggio di alcuni compagni partigiani della banda di Francesco Dema, che si nascondeva a Balma Sarsenal: Ivan Subkov, Pietro Pistore, Teobaldo Marchisio, Giovanni Bernardi e Sereno Ghigo.

Per trasportare Stella da Pomaretto a Freutreria, i cinque partigiani impiegarono appena due ore, mentre oggi un camminatore normale ne impiegherebbe quasi tre. Un altro tassello di storia locale è così stato recuperato, arricchendo il mosaico della memoria partigiana.

L’itinerario da Pomaretto

Martina De Mieri