Ha tracciato una linea sulla carta geografica partendo dal Gran Queyron che domina Prali per arrivare fino al campo base del K2 in Pakistan: una cresta immaginaria composta dalle cime che incontrerà lungo la sua strada e su cui salirà. Questa è l’idea alla base di ‘Montagne di Seta’ il nuovo progetto di viaggio, esplorazione e impegno sociale di Fabrizio Rovella, pralino d’adozione. Torinese, indicato anche dai giornali e riviste del settore come ‘L’Uomo del Sahara’, oppure ‘Un ultrà nel Sahara’, visto che è cresciuto all’ombra dello stadio Filadelfia, è un esperto di viaggi d’avventura. Da marzo però ha portato i suoi 4.000 libri, tra cui molti sul Sahara e sulla Via della Seta, nella sua nuova casa a Ghigo. Lì trascorre il tempo quando non vive a Tamanrasset in Algeria, dove lo aspetta la moglie Dalila, e dove ha sede la sua agenzia di Viaggi SaharaMonAmour, e in Mauritania, tra Nouakchott e Atar, dove vive la sua ‘famiglia acquisita’.
“Viaggio ormai da trentacinque anni e da trenta trascorro la maggior parte dell’anno nel Sahara, dove accompagno i gruppi. Ma amo anche creare progetti che coniughino alpinismo ed avventura: questo è il caso di ‘Montagne di Seta’” spiega. Il suo obiettivo è partire per il viaggio tra fine maggio ed inizio giugno ma tutto dipenderà dal budget complessivo che riuscirà a raccogliere e dalle condizioni politiche dei paesi che dovrà attraversare. L’idea di collegare le ‘Montagne di Seta’ è nata da alcuni importanti anniversari storici e personali: “Quest’anno compio sessanta anni, ma si celebrano anche i settanta anni dalla conquista del K2, i settecento anni dalla partenza di Marco Polo lungo la sua ‘Via della Seta’, e gli 850 anni della nascita del movimento valdese. Anche per questo per me è importante iniziare il viaggio dal Gran Queyron”. Rovella presenterà il suo progetto giovedì 9 maggio, alle 21, al tempio valdese di Prali, dove racconterà le caratteristiche della sua avventura e saranno quattro le aziende che forniranno l’abbigliamento, l’attrezzatura tecnica e gli integratori, che testerà nel suo viaggio (Ferrino, Grivel, Big One Evolution e Tecso): “Sarà green, sostenibile e aiuterà a supportare le economie locali – annuncia –: userò solo saponi bio e pannelli solari grazie alla collaborazione del mio partner Solbian. Distribuirò farmaci, abbigliamento, giocattoli e cancelleria dove ce ne sarà bisogno e mi rifornirò solo di alimenti a chilometri zero”. Inoltre, ama spostarsi senza usare Gps, ma orientandosi solo grazie all’osservazione e alle cartine geografiche cartacee e sostiene che c’è molto ancora da esplorare, nonostante tutto il modo sia sotto gli occhi con Google Heart. Utilizzerà però i social, Facebook, Instagram, You Tube, e la sua newsletter da 23.000 contatti, per raccontare la sua avventura. E poi, tornerà di nuovo a Prali: “Amo questo posto dagli anni Ottanta, quando ci venivo a sciare, mi piaceva l’atmosfera. A quel tempo, altrove, la gente sulla neve indossava capi firmati, qui solo indumenti anonimi tuttavia sciava ‘da paura’ – ricorda –. L’amicizia con la guida Sandro Paschetto e l’appoggio che mi ha dato l’Hotel delle Alpi, poi, mi hanno spinto a spostarmi lasciando la casa di Torino, dopo la morte di mia madre. Nulla mi legava più alla città e l’accoglienza che ho ricevuto qui mi fa sentire già un pralino”. E fu proprio la mamma, Enrica Spanu, ma per tutti Myriam, ad avergli trasmesso la passione per il Sahara: “Nel periodo in cui era incinta di me s’innamorò del film Lawrence d’Arabia – sorride Rovella –, lo guardò per la prima volta a Torino e poi girò tutti i piccoli cinema dei paesi attorno alla città per rivederlo più volte”.