Per la prima volta la Val Pellice ha un rappresentante nell’ispettorato provinciale dell’Aib (Antincendi Boschivi). Paolo Charbonnier, ex comandante del distaccamento valligiano, ora guidato da Massimo Ribotta, venerdì 1 marzo è stato eletto vice ispettore provinciale, accanto al valsusino Claudio Bert e al canavese Mauro Canale. Come ispettore provinciale è stato riconfermato il valsusino Mario Michetti.
“L’ispettorato provinciale è l’anello di congiunzione tra la direzione regionale, i diversi distaccamenti e le ottantotto squadre della provincia di Torino – spiega –. Di queste squadre presenta le istanze, quando hanno necessità di materiale, e ne coordina il personale, quando bisogna intervenire in caso di calamità naturali o di emergenze a livello regionale, così, ad esempio, come è accaduto con la frana di Bardonecchia dello scorso anno”.
Charbonnier è anche segretario dell’Aib di Villar Pellice e conosce le esigenze delle squadre della valle: “Da un certo punto di vista siamo un’isola felice: dopo la frana del 2008 non ci sono più state grandi calamità e gli ultimi incendi importanti risalgono ad inizio degli anni Novanta. Tuttavia dobbiamo impegnarci per risolvere i problemi di radio comunicazione”.
Un altro problema della Val Pellice, secondo Charbonnier, è la mancanza di una squadra a Bobbio Pellice. Lui aveva iniziato proprio lì come volontario nel 1997: “Sono stato caposquadra per otto anni e, tornassi indietro, non sceglierei più di dimettermi, perché poi il gruppo non è andato avanti. Tuttavia un presidio in quel paese sarebbe fondamentale perché Bobbio Pellice è il comune della Valle con il territorio più ampio”.
L’obiettivo dei prossimi anni del suo mandato è portare le ottantotto torinesi squadre a collaborare di più: “Come ispettorato provinciale vogliamo a tutti i costi non rischiare di tornare al passato, quando le squadre tendevano a gestire in autonomia per più tempo possibile gli incendi. Ora piuttosto rischiamo di fare uscire più squadre del necessario – rivela – ma vogliamo che l’intervento venga svolto il più rapidamente possibile. Altrimenti torniamo agli incendi del 2017 di Cumiana e della Val di Susa quando, anche l’approccio sbagliato all’emergenza, ha causato rallentamenti negli interventi”.