Domani arriva il fischio finale, ma non saranno certo gli applausi ad accogliere la prestazione dei saldi invernali a Torino. Secondo le stime di Confesercenti, infatti, sotto la Mole le vendite promozionali sono andate decisamente male: 7 negozi su 10 hanno venduto di meno rispetto al passato e, più in generale, gliaffari sono peggiorati del 15-20%. Colpa, spiega la presidente di Fismo-Confesercenti Micaela Caudana, del “clima mite e della crisi economica, che hanno scoraggiato i consumatori”.
"Non c’era bisogno di aspettare sino a oggi per constatare il calo - prosegue -: salvo i primi giorni in cui le vendite sono state tutto sommato soddisfacenti, per il resto del periodo esse sono rimaste al palo. È sicuramente una delle peggiori stagioni degli ultimi anni".
Partenza sprint, poi la frenata (per il caldo)
Secondo i commercianti, soltanto nei primi quindici giorni lo scontrino medio è rimasto in linea con le aspettative della vigilia (130 euro). Poi la spesa è scesa sotto i centro euro, anche perché le temperature degli ultimi mesi non hanno invogliato agli acquisti di capi pesanti (cappotti, giacconi, piumini), i più costosi. I consumatori si sono orientati piuttosto su magliette, camicie e scarpe.
Abbigliamento senza regole
Sotto accusa da parte di commercianti anche il fatto che il settore dell’abbigliamento continua a essere in balìa di sconti e promozioni senza alcuna regolamentazione. Secondo i calcoli di Fismo-Confesercenti, questo fenomeno sottrare ai negozi di vicinato del Piemonte un fatturato di oltre 250 milioni all’anno.
Calo degli investimenti
La minor liquidità di cui dispongono i commercianti sta condizionando anche i loro approvvigionamenti futuri: secondo gli agenti di commercio della Fiarc-Confesercenti, l’associazione di categoria, gli ordinativi per la prossima stagione stanno andando a rilento e si registra un calo superiore al 10%.
Per ogni apertura, quattro chiusure
“I saldi – conclude Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – rappresentano soltanto uno dei campanelli d’allarme della crisi del settore: stiamo assistendo da tempo alla lenta agonia dei negozi di abbigliamento, il cui numero è diminuito di circa un terzo negli ultimi dieci anni. Un fenomeno, questo, sta subendo un’accelerazione: nel 2023 per ogni impresa nata, quattro hanno cessato l’attività”.