"Il partenariato pubblico-privato non ha funzionato, è inutile girarci intorno. Nel febbraio 2019 abbiamo convocato per la prima volta, proprio in queste stanze, il Tavolo per l'auto. Da quel momento in poi si sono perse tutte le tracce". Non sceglie la diplomazia, Giorgio Marsiaj, parlando a margine della presentazione della nuova congiunturale di inizio 2022 dell'Unione Industriali che lui presiede a Torino. "Non c'è più tempo, la concorrenza non aspetta. Quel che vogliamo fare domani, va fatto oggi".
Perché il mondo dell'auto, antico o moderno, resta uno dei cardini dell'economia locale. E la partita che si sta giocando sulla transizione ecologica rischia di presentare un conto salato proprio al nostro territorio. "Non è possibile non aver capito che quello dell'auto è un settore che crea ricchezza, dando lavoro a un milione e duecentomila persone, anche ora la vogliamo chiamare smart mobility e non più automotive".
"PARTITI CON PATUANELLI, POI NULLA"
Sulle cause, Marsiaj è critico: "Il governo ha rallentato, al Mise c'era Patuanelli e sembrava ci avesse ascoltato. Poi il buio". Ora è cambiato l'esecutivo, "c'è poi attenzione, ma non basta. Forse nemmeno noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare. Ma ci va un'attenzione particolare, serve una politica industriale che non c'è".
Per esempio, sugli incentivi: "Abbiamo un parco auto che è obsoleto - affonda Marsiaj -,a perché non si comincia almeno per sostituire i vecchi euro 1-2-3-4? Magari facilitando la vendita di Panda e 500 e dando una prospettiva di futuro per interi stabilimenti. Facciamo gli interessi delle persone che ci lavorano".
"Poi si accompagni la transizione - puntualizza Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte -, ma non è uno switch off come per le televisioni. Bisogna fare un percorso graduale".
"ASPETTARE L'EUROPA NON BASTA"
"Aspettiamo l'Europa? Certo. E il Pnrr lo conferma. Ma siamo noi per primi a doverci interrogare su cosa vogliamo fare. Dobbiamo creare le condizioni, anche a livello di salario, perché i giovani tornino qui dopo aver fatto esperienza nel mondo".
"SI EREDITANO LE AZIENDE, NON LA CAPACITÀ DI ESSERE MANAGER"
E ancora: "Abbiamo bisogno di grandi player che vengano sul territorio, realtà da cui imparare come se fosse un corso di management. Solo così si può guardare al futuro garantendo lavoro per i nostri ragazzi. Ma bisogna impegnarsi, perché le aziende si ereditano, ma le capacità di essere manager no".





