Già nel 2016 Uncem aveva denunciato "l'assurda situazione politica e organizzativa nel mese precedente alle elezioni per il Consiglio della Città Metropolitana di Torino". Tutto invariato dopo cinque anni. Di secondo grado - dunque al voto il 18 dicembre andranno solo Sindaci e Consiglieri comunali dei 312 Comuni che compongono l'Ente, ex Provincia di Torino - le elezioni vedono, allora come oggi, un complesso meccanismo di voto ponderato. I Consiglieri non contano tutti uguali: il voto di un Consigliere di Torino vale 853 punti, contro i 4 di un Consigliere di uno dei tanti Comuni sotto i 3000 abitanti. "Dunque - spiega Uncem - uno squilibrio tale da indurre, chi voglia essere eletto e che non sia un Consigliere comunale a Torino, a cercare proprio un voto nella Sala Rossa. Altro che legami tra territori metromontani. La legge nazionale mina ogni legame serio. Genera una corsa al voto vera e propria. E a quei punti". "Punti che fanno la differenza - precisa Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte - Se sono Sindaco di un Comune piccolo della Val Chisone o della Val Chiusella, e ambisco a diventare Consigliere della Città metropolitana, senza avere un voto di un Consigliere di Torino o senza aver messo insieme molti voti di grandi Comuni, non potrò mai uscire. Il peso del voto ponderato dei piccoli Comuni ha dunque bisogno del peso di uno o più grandi Comuni. Questa situazione sta generando non solo stress istituzionale, ma apparentamenti che hanno poco di volontà di coesione e di sostanza istituzionale. La norma deve essere cambiata nella prossima revisione Testo unico degli Enti locali, alla quale la Ministra Lamorgese e diversi Parlamentari stanno lavorando. I Consiglieri non sono più o meno importanti in base alla dimensione del Comune dove sono stati eletti. Togliamo di mezzo questo assunto che sta diventando devastante in queste elezioni di Città metropolitana alle porte". |