Attualità - 04 maggio 2021, 07:10

72 anni fa la tragedia di Superga, Claudio Sala: "Il ricordo del Grande Torino sopravvive perché era la squadra degli italiani"

Il Poeta del Gol ricorda l'emozione del 1976, quando lesse per la prima volta i nomi di fronte alla lapide. "Giusto oggi evitare certe celebrazioni per non rischiare assembramenti"

72 anni fa la tragedia di Superga, Claudio Sala ricorda il Grande Torino

Sono trascorsi 72 anni da quel tragico 4 maggio del 1949. Nello schianto di Superga perse la vita l'intera squadra del Grande Torino, finì la storia ma iniziò la leggenda. "Perché quei giocatori rappresentavano l'Italia intera, un simbolo di riscatto per un Paese che aveva ancora addosso le ferite della guerra". Il "Poeta del gol" Claudio Sala ricorda così gli Invincibili, lui che è stato l'unico capitano granata vincente nell'ultimo mezzo secolo, che lesse i nomi dei caduti di fronte alla lapide, pochi giorni prima di quell'indimenticabile scudetto del 1976.

Lo rammenta ancora quel pomeriggio di 45 anni fa?

"Mi emoziono solo a ricordarlo. Per me era la prima volta, ereditavo quel compito dal mio capitano Giorgio Ferrini, che è stato l'emblema di quello che deve essere un giocatore del Toro per il suo attaccamento ai colori, la grinta, l'entusiasmo e la cattiveria. Ho cercato di aggiungere al mio bagaglio un pò di cattiverà anche io, che avevo altre caratteristiche. In quel 1976 abbiamo onorato il Grande Torino, facendo qualcosa di straordinario. E se avessimo bissato con un altro scudetto l'anno dopo, nella stagione dei 50 punti su 60, con due titoli consecutivi saremmo andati sulla scia di quella formidabile squadra".

Come si può spiegare il fatto che, a così tanti anni di distanza, il Grande Torino sia sempre così amato?

"Perché ha fatto la storia del calcio italiano. Ed è stato lui stesso storia, per la sua tragica fine. Chissà quanto avrebbe vinto ancora se non ci fosse stata Superga... I valori del Grande Torino sono stati tramandanti dai suoi tifosi, di generazione in generazione, ma erano riconosciuti anche dagli avversari, non è forse vero che il Toro è la seconda squadra di molti italiani? L'eredità di quei campioni e ragazzi fantastici vive ancora".

Claudio, due anni fa le è capitato ancora di recitare quei nomi a Superga, stavolta in una cerimonia più intima, quella per gli ex giocatori.

"E' stata una bella emozione anche quella, perché inattesa. Nel 2019 c'era il settantesimo anniversario, con il pullman non eravamo riusciti ad arrivare in tempo a Superga per la messa e il ricordo da parte di capitan Belotti, così quando siamo arrivati su all'ultimo mi hanno chiesto se volessi leggere io davanti alla lapide. E ho accettato volentieri".

Quest'anno non ci saranno di nuovo celebrazioni ufficiali, come successo nel 2020. Non si rischia di perdere la magia?

"Purtroppo con il coronavirus stiamo vivendo un periodo non felice. Bisogna stare attenti, non creare assembramenti e una cerimonia per il Grande Torino a Superga rischiava di essere un'occasione di contagio. Da quello che ho capito anche la squadra si allineerà alle disposizioni e ci sarà qualcosa solo al Filadelfia. Aspettando momenti migliori".

A proposito di momenti migliori, quello del Toro è quello che è. Si deve temere ancora la retrocessione?

"Io penso di no, perché come valori tecnici questa squadra vale più della classifica che occupa, però si è ritrovata presto invischiata nelle sabbie mobili e adesso è lì, anche se la vittoria sul Parma è stata fondamentale. Guai a finire in serie B, per le conseguenze economiche che comporterebbe".

Massimo De Marzi