Economia e lavoro - 24 ottobre 2020, 15:00

In Val Pellice troppi raccoglitori di castagne invadono boschi privati: per le aziende è un danno

Bobbio pensa a una soluzione per il prossimo anno e i castanicoltori continuano a invocare un divieto

I boschi della Val Pellice anche quest’anno sono stati presi d’assalto dai raccoglitori di castagne, tanto che i Comuni della Valle hanno deciso di correre ai ripari per trovare una soluzione al problema ormai annoso.

Piervaldo Rostan è castanicoltore e uno dei fondatori dell’associazione produttori di castagne della Val Pellice. Negli anni ha raccolto diverse segnalazioni nelle zone più colpite che sono Bobbio Pellice, Villar Pellice e l’inverso di Torre Pellice. «La solita frase che ci sentiamo ripetere quando li cogliamo sul fatto tra i nostri castagni è: “Raccolgo solo quelle per terra!” - racconta con un sorriso amaro Rostan -. Tanti non considerano che il raccolto è frutto di un lavoro e cura delle piante e dei boschi e che si tratta di un danno economico per le aziende».

Sono una cinquantina i soci e un centinaio, in tutto, i castanicoltori della Val Pellice, «dove si producono circa 300/400 quintali all’anno di castagne, il 20% marroni e il resto è composto da altre varietà» specifica Rostan.

«Chi va nel bosco spesso non riesce a capire quando si inoltra in una proprietà privata e da anni riceviamo le lamentele dei proprietari dei terreni» conferma Mauro Vignola, sindaco di Bobbio Pellice. In paese la zona più colpita dalla raccolta è la Comba dei Carbonieri perché la strada asfaltata permette di accedere comodamente ai boschi. Il sindaco assicura che si discuterà del problema prossimamente in sede di Unione montana del Pinerolese: «Dobbiamo individuare una soluzione da applicare per la prossima stagione della castagne, per quest’anno ormai è troppo tardi – afferma –. C’è chi parla già di introdurre il pagamento di un tesserino come per i funghi ma io penso che sia più percorribile l’idea di consentire la raccolta a tutti solo per un breve periodo di tempo».

Rostan una soluzione l’aveva già individuata prima dell’inizio della stagione prendendo spunto da quel che succede in Val di Susa: «Lì i comuni a inizio stagione emettono un’ordinanza in cui avvisano che è vietato raccogliere le castagne senza il consenso del proprietario. All’ordinanza devono poi seguire i controlli della polizia municipale. Ma è una strada percorribile».

Elisa Rollino