Borsa di studio revocata agli universitari per violazioni disciplinari gravi, superiori all’ ammonizione, del regolamento degli atenei. E’ questa la proposta contenuta nella bozza sottoposta alla Commissione Cultura della Regione, che sta provocando una nuova alzata di scudi da parte della minoranza.
Negli scorsi mesi si erano già sollevate polemiche, dopo che era stato proposto di escludere dai contribuiti dell’Edisu chi avesse subito condanne penali. Un criterio ipotizzato dopo gli scontri al campus Einaudi tra militanti del Fuan e del Cua sul Giorno del ricordo, poi scomparso dalla bozza di bando per accedere al sostegno economico.
La Giunta Cirio, come già annunciato in passato, vuole però revocare la borsa di studio per chi si rende protagonista di azioni che portano a sanzioni disciplinare gravi degli atenei. “Un principio – spiega il Presidente di Edisu Alessandro Sciretti - principio sacrosanto: le regole si rispettano e questo rispetto fa parte dell’essere meritevoli. Lo stralcio del riferimento alle sanzioni penali, inoltre, va incontro alle richieste degli studenti e conferisce la giusta centralità agli atenei”.
Critici i consiglieri del Pd Daniele Valle e Diego Sarno, che hanno votato contro al provvedimento. “Abbiamo ribadito -spiegano i due esponenti dem - più volte che le borse di studio devono essere assegnate in base a due criteri: merito e bisogno. Si continua a non capire che l’Università non è un tribunale e non diventerà mai il luogo dove si giudicano reati e condotte”.
“Queste parole sono fuori luogo e non coerenti con la parità di trattamento tra studenti perché oltre l’ammonizione ci sono fatti che riguardano le procure e il diritto italiano che ha tre gradi di giudizio. Abbiamo, quindi, convintamente votato contro , considerando che dagli Atenei in larga maggioranza è arrivata la stessa indicazione di stralcio” concludono Valle e Sarno.
A chiedere un passo indietro alla maggioranza anche il capogruppo regionale di Luv Marco Grimaldi, che aggiunge:"chiediamo che la Giunta Cirio affronti i problemi dei luoghi della didattica, dei corsi online, del sostegno alle politiche abitative per gli studenti e di come, nel post Covid, le Università torinesi e piemontesi possono tornare ad essere mete per i numerosi studenti che le popolavano: non è certo il tempo di piantare insensate bandierine anticostituzionali. Pertanto, bene il primo passo indietro ma il dietro front dev’essere completo”.
A replicare alla minoranza è l'assessore alla Semplificazione Maurizio Marrone, che difende il provvedimento della giunta:"Contro chi devasta i nostri Atenei servono misure severe. L’Ateneo torinese non può restare ancora intrappolato in un clima di violenze anni ‘70 solo per l’abitudine consolidata di considerare le facoltà umanistiche come parco giochi per gli antagonisti".