Economia e lavoro - 11 marzo 2020, 20:28

Coronavirus, chiudere o no? Il mondo economico ha tante voci diverse: "Sì, per riaprire prima". "No a scelte emotive"

Ascom è pronta ad abbassare la serranda, Confesercenti si affida alle istituzioni, Ance disposta a chiudere i cantieri, contrari gli industriali, così come Cna Torino

Coronavirus, chiudere o no? Il mondo economico ha tante voci diverse: "Sì, per riaprire prima". "No a scelte emotive"

Per ora è solo un'ipotesi (e lo stesso premier Giuseppe Conte è rimasto piuttosto prudente sul tema), ma se davvero si dovesse arrivare a una chiusura totale delle attività produttive e commerciali - escluse quelle di alimentari e le farmacie - per combattere il contagio di Coronavirus, il mondo economico si dispone su posizioni diverse, in alcuni casi anche molto distanti.

“Siamo ormai consci del fatto che la situazione sia emergenziale e anche noi fare la nostra parte – dichiara Maria Luisa Coppa presidente Ascom Confcommercio Piemonte – per questo ritengo di sostenere la volontà della Regione di chiudere tutto il Piemonte. Chiudere tutti per riaprire il prima possibile!".

Disponibilità anche da parte di Confesercenti, che pur senza premere nella direzione dell'inasprimento si dice pronta ad attenersi alle indicazioni di qualunque segnale e indirizzo. "Ascoltiamo quello che ci dicono le istituzioni, in cui abbiamo fiducia in tutto e per tutto - dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti -. Se ci danno delle limitazioni, le rispettiamo. Se le inaspriranno, anche. Intanto garantiamo la nostra vicinanza a tutte le imprese, in un momento così complicato, per dare informazioni e servizi e per chiedere alle istituzioni interventi forti di sostegno economico".

Decisamente contrari gli industriali torinesi, come spiega Dario Gallina, presidente dell'Unione Industriale: "Siamo fortemente preoccupati dall’ipotesi di una chiusura delle attività produttive nel Paese, a seguito della proposta avanzata dal Presidente Fontana. Il nostro sistema economico, già fortemente sotto stress, non reggerebbe a questo colpo definitivo. Se si chiudono le aziende, si perdono ordini e commesse, e i clienti si rivolgono altrove. Questo determinerà – senza se e senza ma – la perdita definitiva di posti di lavoro, portando a una gravissima crisi occupazionale e sociale. Rischiamo di scaricare sulla collettività scelte assunte sulla scia dell’emotività". "Stiamo affrontando un momento drammatico - conclude -: è fondamentale mantenere la lucidità e assumere tutte le cautele per poter operare senza rischi per la salute dei cittadini".

Pronti a chiudere i cantieri, invece, i costruttori edili. Come spiega la presidente di Ance Piemonte e valle d'Aosta, Paola Malabaila: "Stiamo vivendo una situazione di emergenza e c’è l’obbligo di responsabilità da parte di tutti: riteniamo che servano misure shock e più restrittive, basta iniziative a singhiozzo che non sono efficaci a contrastare l’epidemia: il settore edile piemontese, qualora il comitato scientifico lo ritenga utile, si dichiara sin d’ora disponibile a sospendere l’attività dei cantieri". Per comunicare la posizione, la numero uno dei costruttori ha anche scritto una lettera al governatore Alberto Cirio: "Apprezziamo l’operato e l’autorevolezza della Regione Piemonte nella gestione di questa crisi ma la gravità della situazione necessita di un’urgente azione di contrasto: il fermo delle attività economiche non essenziali su tutto il territorio nazionale”. Per i costruttori, “si tratta di un sacrificio necessario, ma affinché all’emergenza sanitaria non si affianchi un’emergenza economica, va contestualmente messo in campo un provvedimento che sostenga gli imprenditori e i lavoratori la cui attività venga sospesa”.

"Sottoscrivo in pieno le dichiarazioni del presidente dell’Ance Piemonte, Paolo Malabaila. L’annuncio dei costruttori, che si dicono disposti a chiudere i cantieri per superare l’emergenza sanitaria, è in sintonia con quello che sostengono anche i sindacati: per fermare questa vera pandemia, come l’ha definita l’Oms, bisogna adottare misure drastiche, proprio come il blocco dei cantieri”, commenta Ottavio De Luca, segretario nazionale Filca Cisl e responsabile della Filca Piemonte.

“Il sistema delle PMI di Torino e del Piemonte è fermamente convinto della necessità di adottare misure più drastiche per il contenimento di Covid-19. E’ necessario però non fermare completamente, almeno nell’immediato, l’attività economica. Per questo, le nostre imprese sono pronte  ad adottare tutte le misure richieste compatibilmente con l’esigenza di continuare a produrre”. Così Filiberto Martinetto, Presidente di CONFAPI Piemonte, commenta le ipotesi di chiusura totale o parziale di tutte le attività in Piemonte.

“Ci impegniamo – dice quindi Martinetto - a mettere in campo un rigido codice di autoregolamentazione in linea con le prescrizioni sanitarie più ferree e eventualmente prevedere una sospensione in caso di impossibilità a soddisfare i requisiti di sicurezza richiesti dall’emergenza. Vogliamo in ogni caso favorire il più possibile l’utilizzo da parte delle imprese di modalità di lavoro agile per tutte quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza. Deve essere chiaro che per le nostre imprese la tutela della sicurezza e della salute dei propri collaboratori è inderogabilmente la prima priorità”.

Decisamente contraria Cna Torino, che per voce del segretario Paolo Alberti sottolinea: "Nella lotta al Coronavirus Italia ed Europa viaggiano a velocità diverse. Bisogna tenerne conto. L'ipotesi di una chiusura definitiva del sistema produttivo regionale sarebbe una vera catastrofe, verrebbero messe in grave difficoltà le forniture a migliaia di altre aziende italiane ed europee".

E i sindacati metalmeccanici hanno affidato il loro pensiero alle segreterie nazionali: "Fim, Fiom, Uilm Nazionali stanno operando affinché le misure messe in campo da tutte le Istituzioni e dal Governo consentano il contenimento del contagio e la tutela della salute dei lavoratori. Chiediamo l'estensione a tutto il Paese delle misure di prevenzione e contenimento facendo maggiormente ricorso allo smart working, aumentando le fermate, riducendo la produzione attraverso il ricorso alla cassa integrazione, alle ferie pregresse e agli scaglionamenti per l'accesso nelle mense e negli spogliatoi. E' necessario aumentare ed ampliare tali strumenti perchè registriamo, purtroppo, in tantissime aziende la mancanza di dpi (mascherine, igienizzanti, etc.), sanificazione periodica dei locali e non rispetto della distanza di almeno 1 metro tra i lavoratori. Esortiamo il Governo ad adottare immediati provvedimenti straordinari, a partire dalle zone maggiormente colpite e a rischio collasso, come nel caso della Regione Lombardia. Chiediamo al Governo un’azione di sostegno alle famiglie, con l’estensione dei congedi parentali che devono assistere i propri figli, e di sostegno alle stesse Aziende, poichè il dramma sanitario può facilmente provocare una crisi economica anche sulle condizioni dei lavoratori e delle loro famiglie. Si possono fermare temporaneamente le produzioni e mettere in sicurezza i lavoratori per poi ripartire, ma per le aziende che non rispettano le prescrizioni metteremo in campo tutte le iniziative necessarie per salvaguardare la salute dei lavoratori".

Massimiliano Sciullo

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