Economia e lavoro - 12 novembre 2019, 09:50

Annata Agraria 2019: il clima ha colpito la quantità, ma non la qualità, nonostante l'inverno più caldo da 62 anni

Dal 2000 le aziende sono diminuite: da 78.225 a 43.246. Nella manodopera (da 72mila a 58 mila) cresce la porzione di lavoratori dipendenti (da 14mila a 17mila). Tra le note più stonate le pere, le nocciole e l'allevamento di api. Riflettori accesi sui danni da fauna selvatica e sul Psr

Annata Agraria 2019: il clima ha colpito la quantità, ma non la qualità, nonostante l'inverno più caldo da 62 anni

Un'annata in cui il clima ha fatto sentire (in maniera negativa) la sua voce, andando a colpire la quantità, ma senza incidere sulla qualità. È questa in sintesi la situazione che Confagricoltura Piemonte ha sintetizzato per il 2019.

Dunque luci e ombre, ma senza trascurare una tendenza di lungo periodo che, dal 2000 a oggi, ha visto scendere il numero di aziende da 78.225 a 43.246. "Ma al tempo stesso l'occupazione ha mostrato una tenuta migliore - spiega il direttore Ercole Zuccaro - visto che da 72mila si è scesi a 58mila, ma i lavoratori dipendenti sono saliti da 14 mila a 17mila".

Tornando al clima, quello del 2018-2019 è stato il più caldo degli ultimi 62 anni: temperature sopra la media soprattutto a dicembre e a febbraio. Poche le precipitazioni (68 millimetri medi su 1.114 in tutto l'anno) con un deficit del 60% rispetto al periodo 1971-2000. Poca acqua vuol dire scarsa crescita delle coltivazioni, cui si sono aggiunge le ondate di calore di giugno (il 27 è stato il giorno più caldo in assoluto in Piemonte dal 1958 con 33.3 gradi). L'effetto finale? Sofferenza delle colture, se non addirittura siccità.

Analizzando coltura per coltura, il grano e l'orzo vanno in controtendenza con una resa in aumento del 20%, mentre il masi cala. Il riso ha tenuto i livelli dell'anno passato, mentre la vendemmia ha registrato una riduzione delle quantità di circa il 15%.
Situazione difficile per la frutta: le pesche sono in aumento, ma scontano quotazioni in netto ribasso, mentre le mele sono diminuite. Praticamente azzerate le pere, mentre le nocciole hanno quasi dimezzato il proprio risultato. In crescita, ma con difficoltà, la frutta biologica.

Segnali più incoraggianti dagli allevamenti, sia per quanto riguarda i bovini, sia per le altre specie animali, mentre è in flessione la produzione del latte. Annata nera invece per le api.

Dal punto di vista più "politico", i riflettori restano accesi sui danni da fauna selvatica, soprattutto cinghiali. Ma più in generale è ancora il Psr della Regione a non soddisfare, per caratteristiche che vengono definite "ritardate e macchinose nelle impostazioni". Da parte di Confagricoltura, tuttavia, c'è apprezzamento per "la recente piena assunzione di responsabilità da parte della Giunta regionale che ha manifestato l'intenzione di porre mano all'impianto del Psr per far sì che si possano erogare tutte le risorse assegnate al Piemonte entro i tempi previsti".

Massimiliano Sciullo

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