(Adnkronos) - Le riserve in oro di Bankitalia "appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano". L'emendamento alla manovra, a firma del capogruppo di FdI Lucio Malan, è stato ammesso all'esame della Commissione Bilancio del Senato. Cosa vuol dire la proposta di modifica e perché preoccupa chi si schiera contro? Il concetto sottinteso è che le risorse possano diventare disponibili e quindi possano essere utilizzate. Per fare cosa? L'opzione principale è che ci possa essere l'intenzione di venderne sul mercato una parte per finanziare o una riduzione del debito o misure di politica economica altrimenti senza copertura.
Quali conseguenze potrebbe avere una scelta del genere? La prima, più evidente, è che verrebbe meno il compito di 'riserva' che è attribuito all'oro. Ne potrebbero derivare rischi per la stabilità finanziaria, per la ragione, altrettanto facile da comprendere, che verrebbe meno una copertura dai rischi. La credibilità del Paese sui mercati finanziari passa anche per gli strumenti che la Banca d'Italia, nel contesto del Sistema europeo di banche centrali, e quindi in stretta relazione con la BCE, può utilizzare in caso di necessità. C'è anche un altro elemento da tenere in considerazione, quello della fiducia. La vendita delle riserve in oro potrebbe essere letta, proprio per la loro natura, come una scelta 'estrema', legata a condizioni di necessità e di emergenza. Infine, per come è costruito il sistema, una vendita delle risorse in oro di una banca centrale europea avrebbe anche l'effetto di indebolire l'Euro.
Una serie di documenti pubblicati sul sito della Banca d'Italia consentono di ricostruire le principali prerogative legate alle risorse in oro. Si possono sintetizzare con tre domande.
Dal punto di vista finanziario l'oro è un efficace strumento di copertura contro eventi avversi. Il suo prezzo tende infatti a salire nei momenti in cui gli operatori finanziari percepiscono un elevato livello di rischio, ad esempio in situazioni di crisi finanziarie. L'investimento in oro può quindi offrire una protezione contro scenari considerati molto rischiosi, sebbene poco probabili.
In caso di crisi valutarie, una banca centrale può disporre dell'oro, al pari delle riserve in valuta estera, per preservare la fiducia nella valuta nazionale utilizzandolo come garanzia per ottenere prestiti o, in ultima istanza, vendendolo sul mercato per acquistare la valuta nazionale così da sostenerne il valore. Un considerevole ammontare di oro garantisce a una banca centrale una più elevata capacità di azione nel preservare la fiducia nel sistema finanziario nazionale.
L'oro è anche un buon presidio contro l'inflazione, in quanto tende a mantenere il suo valore nel tempo. Inoltre, a differenza delle valute fiduciarie, l'oro non è un'attività "emessa" da un Governo o da una banca centrale e quindi il suo valore non è condizionato dalla solvibilità dell'emittente.
Infine, una parte dell'oro deve essere detenuta cautelativamente per soddisfare eventuali richieste da parte della BCE di ulteriori conferimenti (cd further calls) ex art. 30 dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della BCE.
Le riserve auree sono parte integrante delle riserve ufficiali del Paese e hanno la funzione di rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario italiano e nella moneta unica.
La Banca d'Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo Monetario Internazionale. Il quantitativo totale di oro di proprietà dell'Istituto è pari a 2.452 tonnellate, costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e per una parte minore da monete. Il valore aggiornato dell'oro viene pubblicato annualmente nel Bilancio della Banca d'Italia.
L'oro dell'Istituto è custodito nei caveau della Banca d'Italia e di primarie banche centrali. Tale scelta deriva, oltre che da ragioni storiche legate ai luoghi in cui l'oro fu acquistato, anche da una strategia di diversificazione finalizzata alla minimizzazione dei rischi. Inoltre, la custodia nelle principali piazze finanziarie ne permette, in caso di necessità, un più rapido utilizzo, limitando i costi e i tempi legati al trasporto del metallo: oggi il 5,76% (141,2 tonnellate) è nel Regno Unito; il 6,09% (149,3 tonnellate) è in Svizzera; il 43,29% (1.061,5 tonnellate) è negli Stati Uniti; il 44,86% (1100 tonnellate) è in Italia.
L'oro che la Banca d'Italia detiene è parte integrante delle riserve ufficiali, la cui gestione è uno dei compiti fondamentali svolti dall'Eurosistema ai sensi del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della BCE. Le banche centrali gestiscono le riserve ufficiali in piena indipendenza, nei limiti degli indirizzi adottati dalla BCE a salvaguardia della politica monetaria unica. In particolare, le disposizioni contenute nel D.Lgs. n. 43/1998 sulla partecipazione della Banca al SEBC stabiliscono al comma 2 dell'articolo 7 che: "La Banca d'Italia provvede in ordine alla gestione delle riserve ufficiali, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 31 dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea". (Di Fabio Insenga)