Per chi frequenta il Piemonte (e anche il Ponente ligure), quest’anno non ci sarà ragione di acquistare la Guida Michelin. Certo i 20 Euro del suo costo non basteranno nemmeno a pagarvi un dessert nell’unico ristorante che in quest’area, in base al giudizio degli ispettori di quella che col tempo è divenuta nota agli appassionati di fine dining come “La Rossa”, quest’anno è passato dalle due alle tre stelle: il ristorante La Rei Natura, guidato con indubbio talento da Michelangelo Mammoliti. Un talento che, fortunatamente, si esprime con uno stile molto lontano dal tratto barocco che connota il giudizio col quale la Michelin promuove il ristorante del Boscareto Resort di Serralunga d’Alba: la cucina di Mammoliti – questo il giudizio con cui la guida promuove lo chef – "non si limita a soddisfare il palato. Lo sublima trasformando ogni assaggio in un viaggio emozionale indimenticabile. Emozionante il gioco attorno al pomodoro con un carpaccio aromatizzato da differenti basilici altamente personalizzati e le trofie che esplorano la tradizione con un condimento inebriante".
Una stella che non cambia il cielo gourmet del Piemonte.
Aggiunta la nuova stella conquistata da Mammoliti, il cielo della ristorazione di Piemonte rimane lo stesso. Il panorama complessivo della galassia Michelin, la cui mappa è riportata in calce a questo articolo, appare del tutto immutato. Nulla infatti cambia, salvo per un verso quattro nuovi Bib gourmant – e dunque i ristoranti che la guida segnala per qualità costante dei piatti, per la cucina curata senza necessariamente essere “haute cuisine” e per rapporto qualità/prezzo particolarmente favorevole – e per l’altro Unforgettable di Torino inserito nell’elenco dei Passion Dessert 2026. Lasciando ovviamente aperta una domanda di fondo: è davvero il cielo del Piemonte della ristorazione a non essere cambiato, o è la guida Michelin a non percepire il cambiamento? Non è infatti una novità che “La Rossa” arrivi ad attribuire le sue stelle a ristoranti non solo già ben noti da tempo ai gourmet e agli appassionati di fine dining, ma li assurga al suo ambìto cielo quando ormai la loro vivacità orginaria sta già perdendo di smalto.
Le ombre del luminoso cielo Michelin
Indubbiamente per uno chef vedersi riconosciuta una o più stelle dalla Michelin continua a costituire non solo un motivo di orgoglio, ma anche una crescita di prestigio e un’occasione notevole di visibilità. E tuttavia non è tutto oro quello che luccica: nemmeno il brillio delle stelle Michelin. Insieme ai vantaggi non mancano gli svantaggi: ricevere questo riconoscimento significa infatti alzare di molto il livello delle attese della clientela, vedere quest’ultima cambiare con un significativo rischio di alterazione dell’identità stessa del locale e – non ultimo – essere costretti a fare i conti con una gestione economica complessiva ben diversa da prima. Fattori non da poco che, se già nel 2008 hanno indotto nientemeno che Gualtiero Maschesi a “restituire le Stelle”, hanno visto nel 2015 il Ristorante Donatella di Oviglio muoversi in questa stessa direzione a causa del troppo impegno richiesto per mantenere gli standard imposti dalla guida, con in aggiunta il rischio veder andar dissolta la clientela locale. Non stupisce dunque che, soprattutto nella fascia più giovane degli chef, il raggiungimento della stella venga sempre più guardata con maggior disincanto, puntando invece a una cucina più attrattiva e accessibile.
E se il cielo si stesse mangiando le stelle?
D’altro canto che il mondo dell’alta ristorazione sia diventato sempre più asfittico è provato da una serie di chiusure di locali di fine dining avvenuti anche in Piemonte negli ultimissimi anni: da Spazio7 a Torino a Cannavacciuolo Café & Bistrot a Novara fino a Magorabin ancora a Torino. Chef di vaglia dunque, compreso il mitico Antonino di “Cucine da Incubo”, si sono ritrovati a dover fare i conti con problemi di sostenibilità economica la cui soluzione si è di fatto tradotta in una chiusura. Del resto è lo stesso settore della ristorazione in generale che sta registrando un certo affanno: aumento dei costi, cambiamenti di abitudini, difficoltà a reperire personale qualificato, concorrenza crescente, non senza che a giocare un ruolo sia anche una crescente incertezza economica complessiva, ne stanno mutando profilo. Cosa che non impedisce certo all’universo Michelin di continuare a brillare. Sicuramente, però, molto meno che in passato.
TRE STELLE MICHELIN
Piazza Duomo (Alba – CN)
Villa Crespi (Orta san Giulio - NO)
La Rei Natura by Michelangelo Mammoliti (Serralunga d’Alba – CN)
DUE STELLE MICHELIN
Antica Corona Reale (Cervere – CN)
Locanda Sant'Uffizio Enrico Bartolini (Cioccaro – AT)
UNA STELLA MICHELIN
Locanda del Pilone (Alba – CN)
Cannavacciuolo Le Cattedrali Asti (Asti -AT)
All'Enoteca (Canale – CN)
Atelier (Domodossola – VB)
FRE (Monforte d’Alba – CN)
Borgo Sant’Anna (Monforte d’Alba – CN)
Massimo Camia (Novello – CN)
Andrea Monesi - Locanda di Orta (Orta san Giulio – NO)
Cannavacciuolo by the Lake (Pettenasco – NO)
Trattoria Zappatori (Pinerolo – TO)
21.9 (Piobesi d’Alba – CN)
Il Patio (Pollone – BI)
Il Centro (Priocca – CN)
La Credenza (San Maurizio Canavese – TO)
Il Ristorante di Guido da Costigliole (Santo Stefano Belbo – CN)
Guidoristorante (Serralunga d'Alba – CN)
Al Sorriso (Soriso – No)
Andrea Larossa (Torino – TO)
Cannavacciuolo Bistrot (Torino – TO)
Condividere (Torino – TO)
Ca’ Vittoria (Tigliole – AT)
Del Cambio (Torino – TO)
Vintage 1997 (Torino – TO)
Carignano (Torino – TO)
Piano35 (Torino – TO)
Unforgettable (Torino – TO)
La Ciau del Tornavento (Treiso – CN)
Reale Dolce Stil Novo alla Reggia (Venaria – TO)
Nazionale (Vernate – CN)
BIB GOURMAND
Cacciatori (Cartosio – AL)
Osteria Bar Sport (Casale Monferrato – AL)
Le Due Lanterne (Nizza Monferrato – AT)
Condividere (Arona – NO)