Economia e lavoro - 20 ottobre 2025, 07:02

Energia, calano gli investimenti green, ma arrivano segnali incoraggianti dal Piemonte

Secondo i dati UnionCamere ed Excelsior si rileva un aumento del 1,2% rispetto ad un calo nazionale dello 0,5%

Immagine generica d'archivio

Calano gli investimenti green da parte delle imprese (-0,5%) ad eccezione di alcune regioni, tra queste figura il Piemonte (+1,2%). La tendenza è contenuta in un rapporto, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato su dati UnionCamere ed Excelsior, che rileva una flessione dal 25,2% nel 2023 al 21,4% nel 2024, facendo quindi segnare una flessione del 4,1%, analisi che ha rilevato anche un “green tax spread”, la tassazione ambientale sui cittadini e imprenditori italiani, che pesa 11,1 miliardi di euro in più rispetto alla media dell’Unione Europea, pari a 188 euro pro capite di maggiori costi.

Confartigianato "Serve cambio di rotta della politica"

“Nonostante i segnali incoraggianti a livello piemontese, questa opportunità richiede un cambio di rotta nelle politiche pubbliche a sostegno della transizione ecologica - commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino - il riordino degli incentivi previsto con la prossima legge di bilancio nazionale dovrà rappresentare un momento di svolta: occorrerà recuperare le risorse rimaste inutilizzate e indirizzarle verso un modello capace di sostenere in particolare le piccole imprese che scelgono di investire nella sostenibilità”.

A livello nazionale la flessione rilevata è dello 0,5% data dal 25,2% del 2023 confrontata con il 24,7% nel 2024 mentre a livello territoriale, la propensione delle imprese ad investimenti green vede una situazione in chiaroscuro.

Solo l'Emilia meglio del Piemonte

L’Emilia-Romagna registra l’incremento più netto rispetto all’anno precedente delle imprese che investono nel green, con un balzo in avanti di 1,6 punti percentuali, seguita da Piemonte (+1,2), Campania (+1,0), Valle d’Aosta (+0,8), Lazio e Umbria (entrambe +0,7) e Abruzzo (+0,3).

Di segno opposto, invece, i dati di regioni come la Basilicata, che pur mantenendo la prima posizione assoluta, ha visto un calo marcato di 8,6 punti percentuali rispetto al 2023, seguita dalla Calabria (-4,6), Sardegna (-4,1), Trentino-Alto Adige (-3,3), Marche (-2,9) e Puglia (-2,0). Si riduce anche l’incidenza degli investimenti delle imprese in Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Sicilia.

Quanto pesano gli oneri finanziari

A frenare gli investimenti green delle aziende sono gli elevati oneri finanziari imposti dalla stretta monetaria e la scarsa efficacia del piano “Transizione 5.0”: al 15 settembre 2025 risultano inutilizzati ben 4,2 miliardi di euro, pari al 68,1% delle risorse disponibili.

Per ciò che riguarda il "green tax spread", il prelievo fiscale ambientale in Italia ha raggiunto i 54,2 miliardi di euro, pari al 2,5% del PIL, un valore superiore di 0,5 punti alla media europea (2%). E questo, nonostante il nostro impatto ambientale pro capite sia inferiore dell’8,4% rispetto all’UE.

"Lo spread fiscale penalizza cittadini e imprese"

“Questo spread fiscale che penalizza cittadini e imprese – sottolinea ancora Dino De Santis - è ingiustificato e contraddice il principio europeo ‘chi inquina paga’. Per questo sollecitiamo una riforma della fiscalità ambientale che tenga conto dell’efficienza energetica reale e del contributo delle imprese alla transizione ecologica. Non può esserci sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica. Le micro e piccole imprese italiane, devono essere messe in condizione di competere, non penalizzate con un carico fiscale superiore a quello dei concorrenti europei”.

In altre parole, questa situazione contraddice il principio che la stessa Unione europea adotta, ovvero «chi inquina paga». L'Italia inquina di meno ma paga di più. E una sorta di green tax spread che penalizza aziende e famiglie italiane. Le voci principali riguardano le accise sui carburanti (25,7 miliardi), le imposte su energia elettrica e gas (12,6 miliardi di euro in totale) e il settore del trasporto (11,1 miliardi di euro).

L'Italia inquina di meno ma paga di più

L'accisa italiana sul gasolio è la più alta d'Europa, qualcosa come il 24,9% in più rispetto alla media dell'Eurozona, mentre quella sulla benzina è 1'11,6% oltre la media Eurozona.

"Anche in questo caso, l'Italia figura tra i Paesi con il carico fiscale più elevato, alle spalle solo dei Paesi Bassi e della Finlandia", spiega Confartigianato. "Per questo sarebbe necessaria una riforma della fiscalità ambientale che tenga conto dell'efficienza energetica reale e del contributo delle imprese alla transizione ecologica".

redazione