L'Università di Torino ha approvato una mozione su Gaza in cui condanna lo sterminio in corso e promuove la pace. A fare discutere è però il passaggio sugli accordi con le università israeliane: il documento afferma che l'Ateneo si asterrà "dal procedere a nuove stipule, rinnovi o mantenimento di accordi, con università, istituzioni o attori di altro tipo che risultino implicati nelle violazioni attualmente in essere".
Per qualcuno - collettivi studenteschi e 500 docenti - è poco: non rescinde i contratti in corso, non è chiara sui parametri da seguire, non accusa formalmente Israele dei crimini commessi. A giudicare se le collaborazioni attuali violano i diritti fondamentali e la promozione della pace - come si legge nella mozione - sarà il nuovo Osservatorio sulla consapevolezza dei rischi d’uso nelle attività universitarie (Ora), che valuterà la possibilità del cosiddetto dual use, ovvero l'utilizzo della ricerca, indirettamente, come strumento militare.
Dall'altra parte, c'è chi invece difende la bontà delle collaborazioni universitarie come strumento di pace e non vede di buon occhio i boicottaggi degli accordi, che non colpirebbero gli Stati colpevoli delle loro azioni ma soltanto la ricerca accademica, mezzo di collaborazione tra popoli. È il caso della direttrice del Dipartimento di Matematica Susanna Terracini, unico membro del Senato Accademico a votare no alla mozione su Gaza. Intervenuta al Podcast a Domicilio ha spiegato le sue ragioni.
"Ritengo eticamente grave operare delle discriminazioni in base a nazionalità o religione o altre proprietà. Non ritengo che le responsabilità, gravissime, di quello che succede a Gaza debbano essere collettive" ha commentato. Terracini aveva già condannato l'interruzione dei rapporti accademici con le università russe, dopo l'invasione dell'Ucraina, dimostrando coerenza di pensiero e un'idea precisa di quanto sia importante tenere separati i due piani delle sanzioni a uno Stato e della ricerca coordinata.
Non si tratta di una presa di posizione in merito alla guerra a Gaza, ma soltanto una chiara opposizione allo strumento del boicottaggio accademico, espressa con un voto deciso, in rappresentanza di chi, come lei, la pensa diversamente: "Ovviamente sono colpita, spaventata e arrabbiata dalle morti a Gaza, dalla distruzione e dalla violenza. La reazione di Israele si è spinta molto al di là di quanto è umanamente tollerabile, però ci sono risposte diverse. Alcuni colleghi hanno condiviso la mia posizione, sapevo che la mozione sarebbe passata e ho pensato che fosse importante che la repulsione per il boicottaggio accademico avesse delle ragioni tali da essere presa in considerazione, quindi giusto che la mozione abbia avuto il sostegno della maggioranza ma non la totalità".
A non piacere è proprio la poca chiarezza del documento, che lascia spazio a due letture diverse. "Questo testo - ha spiegato - è molto ambiguo e può lasciare aperte molte interpretazioni: non è chiaro se la selezione del boicottaggio sia sulle istituzioni o sulla materia degli accordi. Questo secondo è più accettabile, io ho chiesto più volte che la frase fosse riformulata affinché fosse più chiara ma l'ambiguità è lasciata tale così che sarà il Senato a occuparsene più avanti".
Segui l'intervista completa sul canale DixTV.





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