Ristoranti - 30 settembre 2025, 19:30

Il ristorante di Grazia Deledda: un viaggio nei gusti della Sardegna del passato tra cucina e cultura

La preparazione dei Filindeu, piatto inserito nel menu deleddiano, ci ha lasciati a bocca aperta: e non solo per la straordinaria manualità richiesta nel “tirare la pasta” completamente a mano, ma anche per la sensazione di sacralità che questa gestualità riesce a trasmettere.

Ci sono ristoranti che non hanno un luogo fisico, ma che prendono forma nella mente di persone determinate e tenaci. E, se si è fortunati, si può assistere al loro inatteso materializzarsi e al loro successivo dissolversi, non senza finire con l’essere carpiti dalla loro concretissima impalpabilità. Ed è proprio uno di questi ristoranti ad aver preso forma a Bra , nel contesto dell’edizione di Cheese 2025, grazie all’associazione “Menu Deleddiano”, nato dall’intuizione di Vincenzo Palimodde e Tonina Biscu: una realtà che declina la gastronomia sarda in una prospettiva culturale che ha come fulcro la produzione letteraria di Grazia Deledda. È dunque partendo dai libri di questa grande scrittrice sarda, Premio Nobel per la letteratura del 1926, che questa associazione ha estrapolato dai suoi romanzi una serie di ricette che hanno consentito di creare un menu di oltre 60 piatti capaci di riproiettare chi li assaggia in un mondo di gusti, nella loro essenzialità, capaci di far respirare una Sardegna del passato che il presente rischia di cancellare per sempre. 

Il ritmo ancestrale della Sardegna nella preparazione dei Filindeu

Quello che ci è stato servito nell’area istituzionale dello spazio dedicato da Cheese ai formaggi sardi è stato un vero e proprio pranzo, accompagnato da buoni calici di Cannonau. Se i piatti nel loro insieme hanno costituito un autentico viaggio nei gusti della Sardegna d’antan, ce n’è stato uno che, sia nella preparazione che nel sapore, e stato capace di trasmettere con una forza incontenibile quel ritmo ancestrale che fa risultare la Sardegna un’isola il cui mistero profondo rimane insondabile: i Filindeu. Una minestra “densissima e squisita – spiega Grazia Deledda in un suo scritto del 1983 – che pare un grosso velo e il cui nome forse significa fili di Dio”. Del resto, che questa minestra intenda evocare qualcosa di soprannaturale è attestato dalla sua stessa preparazione che è iniziata, da parte dello chef Luca Floris nell’apprestarsi a tirare la pasta, con un segno della croce

È questo gesto antichissimo, nel quale a sedimentarsi è un sacro ben più antico dello stesso cristianesimo, che avvolge la stupefacente manualità e la straordinaria abilità dalle quali vengono prendendo forma i Filindeu: una pasta sottilissima ottenuta solo grazie a una gestualità la cui ripetitività rimanda a una ritualità senza tempo. E sarà proprio la rustica finezza della pasta, servita in un robusto brodo di pecora e condita con formaggio fresco, a raccontare al palato quanto la cucina sarda sappia esprimere al massimo livello quella cultura materiale di cui il cibo e il vino costituiscono uno dei fulcri essenziali.

Tra Casadinas, Formaggio Arrosto e Sebadas

Certo i Filindeu, fatti semplicemente con grano duro di semola, acqua e sale, si sono rivelati un piatto la cui austera essenzialità ha rischiato di oscurate le proposte che l’hanno preceduto e il seguito. Queste ultime tuttavia, anche se in breve e per la loro alta qualità, non possono affatto essere taciute: il pranzo infatti sì è aperto con delle delicate Casadinas, piccole e sottili tortellette “di pasta e formaggio fresco – scrive sempre Grazia Deledda – ingiallito con zafferano”. 

Ad essere servito invece dopo i Filindeu è poi stato il “cocuzzolo di Formaggio arrostito allo spiedo” servito su un pane carasau reso morbido dal calore del formaggio stesso. 

E, per concludere in bellezza, ecco arrivare in tavola le Sebadas: “piccole schiacciate di pasta e formaggio fresco passate al fuoco e fritte”. 

Dove mangiare questi piatti e fare un’esperienza unica? Se siete di passaggio nel Nuorese, per assaggiare il Filindeu, non esitate a contattare Luca Floris (+39 331 912 7244 – lucafloris44@gmail.com). Se siete invece interessati al “Menu Deleddiano, rivolgetevi invece a Vincenzo Palimodde (+39 347 7947858 – vincenzo.palimodde@gmail.com). In un caso e nell’altro sarà un tuffo in una cucina dal fascino senza tempo. E comunque, in qualsiasi parte della Sardegna vi troviate, ricordatevi che l’esperienza vale il viaggio.

Piergiuseppe Bernardi