Attualità - 19 luglio 2025, 12:00

Voglio andare a vivere in montagna: in Piemonte si ferma lo spopolamento delle terre alte

Piemonte quarta Regione col +2,6% di abitanti tra il 2019 e il 2023. Nel Torinese guidano Valchiusella e Valsangone

Novità dai numeri del rapporto Uncem

Le montagne piemontesi si stanno ripopolando. La differenza tra chi si trasferisce e chi se ne va è positiva, così come nel resto del nord Italia. A dirlo è il Rapporto Montagne 2025, lo studio che Uncem (Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani) sta portando in giro per l'Italia da offrire come strumento per i decisori politici. Lo spopolamento dei comuni montani sembra quindi essersi fermato e avere invertito il trend, anche se emergono nuovi problemi e nuove domande.

Il primo problema è la frattura tra nord e sud. Se nel nord il saldo della popolazione è positivo, nelle montagne del centro-sud è profondamente negativo, nonostante il dato nazionale sia di 99 mila persone in più. Il secondo tema sono i dati che ancora mancano: Uncem vuole capire chi sono le persone che stanno ripopolando le montagne, che tipo di bisogni hanno e in che modo orientare i servizi.

"Il saldo migratorio è molto positivo dall'Appennino Tosco Emiliano in su, mentre al centro e al sud è negativo - ha spiegato Roberto Colombero, presidente Uncem Piemonte -. Il rapporto tra i nati e i morti invece continua a essere negativo, come lo è nelle altri parti del mondo occidentale. Nei territori montani in cui l'organizzazione istituzionale è più forte, dove i comuni lavorano insieme, c'è una risposta socio economica e di vivibilità maggiore. Nella montagna delle difficoltà ci sono delle opportunità".

In Piemonte, il saldo è positivo del 2,6% guardando al periodo 2019-2023, un tasso che pone la Regione al quarto posto dopo Emilia-Romagna, Toscana e Liguria. A livello nazionale, come spiegato dal presidente nazionale Uncem Marco Bussone, attualmente i nuovi abitanti della montagna sono più italiani che stranieri, al contrario di come era invece avvenuto tra il 2009 e il 2013: oggi si parla di 64 mila italiani e 35 mila stranieri in più, in diminuzione rispetto agli anni del boom. Guardando alle montagne torinesi, tra il 2019 e il 2023, le zona col saldo migratorio maggiore sono state la Valchiusella, con un +5,4%, e la Valsangone, con +5,2%. La zona con la crescita minore è invece stata l'Alta Val di Susa, con il solo +0,7%. Saldi con valori più alti sono quelli che riguardano gli stranieri: significa che ci sono stati molti più stranieri che sono arrivati in quelle zone di quelli che se ne sono andati. Il record è per la zona di Mombarone con +20%, mentre la maggior parte delle altre zone oscilla tra l'11 e il 14%. Per gli italiani, invece, il dato più alto appartiene alla Valchiusella, col +4,5%.

"Il rapporto - ha commentato Giacomo Benedetti, vicepresidente del Club Alpino Italiano - ci dice che la montagna non è periferia ma cuore pulsante dell'Italia e che il destino della montagna non riguarda solo i suoi abitanti ma l'intera nazione. La sfida non è soltanto sfavorire lo spopolamento: vivere in montagna deve essere una scelta, da sostenere con politiche concrete. Non bastano incentivi economici o slogan, ma adottare misure che siano rispettose dei residenti".

I politici presenti hanno tutti sottolineato l'importanza per i piccoli comuni di lavorare insieme. "Finalmente in questo rapporto si parla di aggregazioni di comuni e non di dati comunali - ha dichiarato Jacopo Suppo, vicesindaco della Città Metropolitana con delega allo sviluppo montano -. In Piemonte abbiamo 1180 comuni, l'Emilia Romagna che è poco più piccola ne ha 330. Quindi o decidiamo che 1181 comuni sono troppi, e non penso che la nostra storia dica questo, o che i comuni trovano il modo di stare insieme. Togliere l'obbligo di esercitare le funzioni fondamentali in forma associata per i comuni inferiori a 5000 abitanti è stato un errore".

"I fondi di sviluppo e coesione - ha spiegato Gian Luca Vignale, assessore regionale ai fondi di sviluppo e coesione - sono stati di solito usati per le grandi opere, invece questa volta la Regione ha effettuato una scelta diversa per fare in modo che ogni Comune avesse un finanziamento per un investimento nella propria comunità".

"Se vogliamo lavorare sulla montagna bisogna partire dai dati - ha concluso l'assessore regionale alla montagna Marco Gallo - e questo rapporto ci ha dato qualche dato confortevole. Ha confermato il lavoro fatto in questi anni dalla Regione Piemonte, che ha avuto risultati sul territorio. Bisogna potenziare il ruolo di Torino, la cura montagna è importante per la pianura".

Novità dai numeri del rapporto Uncem