Salute - 12 luglio 2025, 07:00

Lasciamo fluire le emozioni

I consigli di nutrigenomica di Simona Oberto

Che cosa è una emozione? E’ una reazione psicofisica complessa che risponde a determinati stimoli e che è caratterizzata da sentimenti, pensieri e cambiamenti fisici e comportamentali. Ma con il termine emozione mi riferisco non solo alle esperienze familiari all'uomo come l'ira, la paura, la tristezza, la gioia, la soddisfazione e il coraggio, ma anche alle sensazioni basilari come il piacere e il dolore, così come alle pulsioni istintuali come la fame e la sete.

 Le emozioni si accompagnano sempre a stati di coscienza come l'ispirazione, l'ammirazione, il timore reverenziale, l'estasi. Testi autorevoli di neuroscienza affermano che la capacità di esprimere le emozioni, senza trattenerle, favorisce lo stato di salute psicofisica, perché la repressione cronica delle emozioni può sfociare in un disturbo grave della rete psicosamatica. Scienze come la PNEI affermano che essere in contatto con le proprie emozioni aumenta l’efficienza del sistema immunitario e favorisce il naturale flusso energetico che permette al sistema di funzionare in modo più efficiente. Dovete sapere che l’ira, la paura e la tristezza, le cosiddette emozioni negative, sono altrettanto sane quanto la serenità, il coraggio e la gioia. La cosa importante è viverle, senza che sfuggano al nostro controllo. Reprimere queste emozioni e non lasciarle libere di fluire significa creare una disregolazione nell'organismo che comincerà a funzionare in modo contraddittorio, anziché come un sistema interconnesso. 

Del resto, la salute non consiste semplicemente nell'avere pensieri felici e positivi. A volte, l'impulso più potente verso la guarigione può provenire da uno scatto di ira repressa da tempo o da un moto di orgoglio così forte da attivare il sistema immunitario e stimolare quelle funzioni cellulari fondamentali per recuperare l'omeostasi persa. Il segreto è esprime le emozioni e poi lasciarle andare in modo che non si ingigantiscano a tal punto da portarci a gesti anche sconsiderati. Quelli che ci vengono raccontati ogni giorno dalla cronaca nera o di cui possiamo essere testimoni, magari assistendo a una violenta lite nel traffico cittadino. Molti neuroscienziati sostengono che la mente e le emozioni sono legate al corpo fisico in un sistema intelligente, costituito da un esercito di messaggeri biochimici che agiscono abilmente, comunicando informazioni e orchestrando in ogni istante della nostra esistenza un vasto complesso di attività consce ed inconsce. Questo scambio di informazioni avviene mediante una rete che collega fra loro tutti i sistemi e gli organi del corpo, sfruttando come mezzi di comunicazione le “molecole delle emozioni”.

 Queste informazioni che circolano a livello corporeo sono infinitamente flessibili, in stato di perenne mutazione e di moto perpetuo. Potremmo immaginarlo come un gigantesco circuito che riceve e smista informazioni nello stesso tempo, controllando con intelligenza quel processo che si definisce vita. Avrete già sentito parlare dell’ormone dello stress come il cortisolo; della felicità come la serotonina e la dopamina; del buon umore come l’ossitocina o del benessere e dell’euforia come le endorfine. Queste sostanze chimiche, prodotte dall'organismo, sono associate ad emozioni, convinzioni e aspettative e influenzano fortemente il modo in cui reagiamo e percepiamo gli eventi.

 Le persone che non sanno esprimere e modulare le emozioni molto spesso vivono insoddisfatte e in conflitto con sè stesse e con il mondo intero. Cadono in comportamenti contraddittori e diventano incoerenti nelle proprie scelte, a volte controproducenti. Molte, desiderose di alimentare il proprio ego, cercano di raggiungere obbiettivi spesso irrealizzabili e per questo frustranti. La verità è che le emozioni mal gestite nel tempo creano scompensi a livello mentale, a tal punto che, con la mente squilibrata, il corpo inevitabilmente si ammala e si indebolisce, andando ad esaurire tutta la sua energia vitale. Ed è proprio la “follia” della mente che andrà ad alimentare, prima i disturbi acuti e funzionali e poi le patologie vere e proprie, soprattutto quelle malattie croniche che non hanno una causa fisica tangibile, ben individuabile, in quanto traggono origine da una normale funzione corporea che senza motivo apparente, comincia a comportarsi in modo anomalo. Sto parlando delle malattie psicosomatiche, le malattie più diffuse e invalidanti della nostra epoca; malattie causate, in soggetti geneticamente predisposti, anche da una cattiva gestione emozionale, dove lo stress protratto, l’ira incontrollata, l’insoddisfazione perenne causano gravi deficit organici funzionali. Malattie create anche da uno stile di vita sregolato e dalle frustrazioni della nostra mente, che non riuscendo più a tenere sotto controllo gli aspetti più importanti della nostra vita, si sfoga a volte in maniera devastante. Certo, è fondamentale prendersi cura del nostro corpo fisico: sfamarlo, proteggerlo, rafforzarlo. Ignorare i suoi bisogni vorrebbe dire condannarlo ad un più veloce e inevitabile deterioramento. 

Del resto, abbiamo già visto come un “terreno” intossicato si indebolisce più facilmente diventando più propenso a contrarre malattie di ogni genere! Ma questo non basta per la nostra salute psicofisica. Non possiamo limitare l'uomo al suo “involucro di carne,” perché il suo “essere” è costituito da altre dimensioni molto importanti che comunicano tra loro, tra queste quella psicoemozionale, molto spesso sottovalutata o del tutto ignorata. E’ importante esprimere le nostre emozioni per alleggerire le tensioni quotidiane, generate dalla paura, dalla rabbia e dalle frustrazioni della vita. Più volte abbiamo parlato dello stretto legame esistente tra il corpo e la nostra mente. Le emozioni e i nostri pensieri sono trasmessi tramite il sistema nervoso: una moltitudine di neurotrasmettitori, di ormoni e di ghiandole endocrine, tutti impegnati a fare da intermediari tra la mente e il corpo fisico. 

Ogni emozione, positiva o negativa che sia, produce nell'organismo una corrispondente secrezione ormonale che stimolerà o inibirà una funzione cellulare. Purtroppo, fin da bambini ci viene insegnato a tenere “imbrigliate” le nostre emozioni: ci vergogniamo di manifestazioni troppo espansive di affetto o di amore; tratteniamo in pubblico lacrime o gioia eccessiva; non esterniamo il nostro disappunto con amici o familiari. Viviamo in una società dove si valorizza al massimo la parte sinistra nel nostro cervello, quella intellettuale, razionale e logica a discapito di quella destra delle emozioni. 

Baci, abbracci e contatti fisici sono ritenuti di solito manifestazioni inopportune, riservate, se va bene, alla ristretta cerchia di famigliari o amici intimi o in occasioni speciali! Tutto è ridotto al silenzio e per fare tacere il tumulto interiore delle nostre emozioni che si ribellano, molto spesso ricorriamo a tranquillanti, droghe, alcool: miseri palliativi che vanno a peggiorare una situazione già in bilico. Ma dalla nostra infanzia non ereditiamo soltanto una certa “aridità emozionale”, perchè ci portiamo dietro anche traumi provocati, molto spesso inconsapevolmente, da errati comportamenti degli adulti. Proviamo a pensare alle parole inopportune e al peso che possono avere su un bambino! I bambini ascoltano, osservano, imitano, sono delle “spugne” che assorbono tutto. Sono naturalmente portati ad esprimere le loro emozioni e i loro stati d'animo senza riserve. Dipendono completamente, sia fisicamente che psicologicamente, dai loro genitori, ma anche dagli insegnanti e dalla cerchia di amici. Epiteti o giudizi negativi, troppo spesso ripetuti, posso provocare nel bambino sensi di colpa, frustrazioni, complessi. Così, allevati da genitori frustrati o stressati, diventano “vittime delle vittime”! Quanto può pesare nella mente e nel cuore di un bambino una parola sbagliata, un rimprovero inopportuno o ingiusto, un giudizio affrettato o un castigo immotivato! Il bambino ha bisogno di amore quanto un fiore ha bisogno di luce, acqua e sole per sbocciare! Gli “esperti” dicono che fino ai tre anni di vita i bambini hanno bisogno di un contatto diretto: essere stretti al petto della mamma, sentire il battito del suo cuore, respirare il profumo della sua pelle. Sembra che sia proprio in quel particolare periodo della loro vita che formino il loro carattere. Crescendo molto spesso avviene il distacco, il digiuno di affettuosità e carezze, così in mancanza di amore, di coccole, di attenzioni, di sorrisi e parole dolci, i piccoli, imparano a trattenerli, come se avessero percepito che è sbagliato concederli. Non a caso, è proprio nella prima infanzia che hanno origine alcuni meccanismi che potranno determinare i nostri malesseri da adulti. E' come, se crescendo, lasciassimo per strada tutta la nostra capacità di essere felici, spensierati, ottimisti e aperti al mondo. E così, anziché reagire alle difficoltà della vita in modo costruttivo, le subiamo.

 Ci costruiamo delle corazze di difesa, dentro le quali rimaniamo imbrigliati, sempre più aridi e negativi. Vivere senza emozioni è come guardare un tramonto senza scorgerne le fantastiche sfumature, senza farsi rapire da quello spettacolo di colori che ci viene regalato ogni giorno. Basterebbe alzare lo sguardo! 

E voi, guardate mai il cielo?

Redazione