io_viaggio_leggero - 17 maggio 2025, 07:00

Portogallo, da nord a sud tra contrasti e meraviglie nascoste: intervista ad Alessio

In questa rubrica, troverete interviste a viaggiatori ed esperienze vissute in prima persona. Luoghi da scoprire, avventure emozionanti, e anche storie di vita . Se hai un’esperienza da raccontare… scrivi a : ioviaggioleggero@gmail.com

Incontrare Alessio significa confrontarsi con chi ha vissuto il viaggio da entrambi i lati del bancone: prima tour operator, oggi viaggiatore per diletto. E’ un racconto di chi sa scegliere con cura, senza perdere la capacità di stupirsi.

Partiamo da te?

Ho iniziato a occuparmi di turismo a 19 anni, come animatore in Spagna. Poi sono passato a fare l’assistente di viaggio e, infine, ho aperto un mio tour operator, specializzato sull’Africa. Ho dedicato anni a progettare esperienze per gli altri, a disegnare itinerari e a immaginare emozioni. Oggi, anche se non lavoro più nel settore, il viaggio continua a far parte di me. Solo che ora lo vivo… da cliente, e soprattutto da uomo curioso.

 

Che viaggio ci racconti oggi?

Sono appena tornato dal Portogallo. Un tour in macchina, da nord a sud, insieme alla mia compagna, Claudia. Un viaggio a due, senza guide né orari prestabiliti. Un itinerario libero, ma costruito con attenzione: come piace a noi. Ogni tappa è stata pensata, ma ha lasciato spazio anche alla sosta inaspettata, suggerita da un’intuizione o da un paesaggio inatteso.

L’itinerario?

Abbiamo volato con un Open Jaw – in gergo tecnico, si atterra in un aeroporto e si riparte da un altro – una soluzione molto comoda per un tour. Siamo arrivati a Porto e abbiamo trascorso lì le prime due notti. Mi aspettavo una città pittoresca, certo, ma non un luogo così denso di energia contrastante. Il vecchio e il nuovo si sono sfiorati e urtati continuamente. Alcuni quartieri mi sono sembrati dimenticati con una grande presenza di “Senzatetto”, altri appena rinati, moderni e vivaci. Ho percepito una sensazione di transizione costante, come se la città stesse ancora cercando un equilibrio. È stato questo a renderla viva, affascinante, imperfetta. Poi ci siamo diretti verso l’interno, raggiungendo Cortegaça e Ovar. Due cittadine fuori dalle rotte turistiche, con splendide chiese decorate da azulejos. Abbiamo vissuto un momento raro: visitare un luogo bello, autentico, senza quasi turisti intorno. Una dimensione più intima del viaggio.

 

Le tappe successive?

Abbiamo attraversato le valli del Douro, famose per i vigneti che scendono a picco sul fiume. Il paesaggio sembrava uscito da un quadro! Abbiamo dormito in una struttura in cima a una collina: al risveglio, ci siamo affacciati e davanti a noi c’erano solo viti, luce dorata e silenzio. Abbiamo fatto una degustazione di vini: bianchi e rossi davvero sorprendenti. Non immaginavo una tale qualità e varietà. L’immagine più ipnotica del viaggio è stata proprio lì vicino: un belvedere, solo io e Claudia, con una vista incredibile e un panorama da cartolina, dove il tempo è sembrato quasi fermarsi. Poi Braga, la terza città del Paese, dove la visita al celebre santuario, salendo 600 gradini a piedi, ci ha messi a dura prova. Un’esperienza… quasi “penitente”, ma magnifica. Arrivare in cima ci ha ripagati con gli interessi. La spiritualità, la fatica, il vento fresco sul viso: ogni sensazione ha reso speciale quel momento.

 

Un’emozione inaspettata?

A Coimbra, alla Biblioteca Joanina. È stato uno di quei momenti che non ti aspetti e che ti restano dentro. Siamo entrati in punta di piedi, come si fa nei luoghi sacri. Intorno a noi, legno antico, centinaia di libri, e un silenzio da preghiera. Sembrava di entrare in una macchina del tempo. L’aria sapeva di storia, di pagine sfiorate da mani lontane. La mia compagna, ad un certo punto, si è quasi bloccata. L’ho guardata: aveva gli occhi lucidi.“Claudia, che succede?” le ho chiesto.“È la magia di questo posto,” mi ha risposto, con un filo di voce. Sono quelle emozioni vere, inattese, che danno un significato al viaggio.

 

Quali altri luoghi avete raggiunto?

Siamo andati a Évora, nell’Alentejo, dove abbiamo visitato la Capela dos Ossos: un luogo potente, con le colonne ricoperte di ossa umane. Una testimonianza di un passato segnato da epidemie e carestie. Poi l’Algarve, con le sue scogliere spettacolari. A Ponta da Piedade ci siamo trovati davanti a uno scenario selvaggio, dove la natura si è imposta in tutta la sua forza. Il mare, lì, non è stato solo bellezza: è stato forza primitiva.

 

E a Lisbona, com’è andata?

Siamo arrivati stanchi, ma felici di trascorrere gli ultimi giorni nella capitale. Durante il viaggio abbiamo cambiato quasi ogni giorno luogo, e ogni sera avevamo nuovi chilometri nelle gambe. A Lisbona ci siamo concessi soprattutto il piacere della tavola. Baccalà in tutte le versioni possibili e carne eccellente che non mi aspettavo. Poi… abbiamo vissuto anche il fenomeno dell’overtourism.

 

Cosa intendi?

Lisbona era pienissima, file ovunque, strade bloccate. A tratti è stato difficile godersi la città. La bellezza soffocata dalla folla, l’autenticità che faceva fatica ad emergere. È stato un colpo al cuore, perché il Portogallo merita tempo, silenzio, attenzione. L’overtourism è un tema serio, che riguarda tante capitali europee: bisognerebbe trovare un equilibrio tra turismo e vivibilità, anche se è molto complicato!

 

C’è stato un imprevisto durante il viaggio?

Mentre ci stavamo dirigendo verso sud, a Óbidos, un affascinante borgo medievale, c’è stato il blackout totale! Tutta la penisola iberica è stata colpita da un blocco della corrente elettrica, proprio quel giorno. Semafori spenti, musei chiusi, ristoranti e negozi con la serranda abbassata. La sera era tutto deserto, la gente camminava come zombie alla ricerca di cibo. Un’atmosfera surreale. Solo alcuni negozietti indiani e pakistani, con candele e fornelli a gas, sono riusciti a offrire qualcosa. Avevo scaricato le mappe di Google in modalità offline, e quindi anche senza internet siamo riusciti a proseguire il viaggio. Un’avventura nell’avventura!

 

Tu che hai organizzato itinerari per anni, ora sei dall’altra parte. Cosa pensi del viaggio oggi?

Oggi vivo il viaggio con più leggerezza, ma anche con maggiore consapevolezza. So quanta cura e quanto lavoro ci siano dietro un itinerario ben costruito, quindi per alcune destinazioni – come ad esempio la Namibia o il Giappone – continuo a pensare che affidarsi a un buon tour operator faccia la differenza. Ci sono luoghi dove la libertà deve fare i conti con la logistica o la sicurezza, e l’esperienza di un professionista può essere decisiva. Ma in Europa, con un po’ di preparazione e spirito d’adattamento, è possibile organizzare da soli un’esperienza su misura. L’importante è non essere superficiali nelle scelte e avere curiosità per i luoghi che si visitano.

 

Il tuo viaggio dei sogni?

Ne ho realizzati molti, ma uno manca sicuramente all’appello: l’Antartide. E potete immaginare il motivo. Un luogo estremo, puro, dove la natura domina e l’uomo può solo stare ad osservare. Me lo immagino come un viaggio unico, nel suo genere, che non “si fotografa”: si vive, e si ricorda per sempre.

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Valutazione : 4 zaini

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Marco Di Masci