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Economia e lavoro | 06 giugno 2023, 19:38

L'impresa a Torino prende l'accento straniero: in dieci anni le aziende non italiane sono cresciute del 38%

Sono oltre 31mila sul territorio metropolitano, soprattutto nel commercio e nell'edilizia. E parte la seconda edizione del progetto Futurae. Gallina: "Anche così si fa integrazione sociale"

foto di archivio e conferenza 6 giugno

Imprese, in dieci anni a Torino le aziende non italiane sono cresciute del 38%

L'impresa come strumento di integrazione. Arriva alla seconda edizione (dopo il debutto del 2020) il progetto Futurae, che punta a livello nazionale ad accompagnare quei cittadini stranieri - o di seconda generazione - che vogliono avviare un'attività imprenditoriale.

A Torino e provincia oltre 31mila aziende

"Sono circa 31mila le aziende straniere nel Torinese, pari a circa il 14% del totale - dice Dario Gallina, presidente della Camera di Commercio di Torino - sintomo di una forte vivacità e di una spinta sul territorio. Una grande opportunità, diversamente dalle problematiche che spesso finiscono sotto i riflettori. Invece sono tante le persone che vengono nel nostro Paese con la voglia di fare impresa. Il problema sociale passa anche attraverso dalla possibilità di aprire aziende, trovare impiego e avere un reddito".

Una crescita del 38% in dieci anni

Negli ultimi dieci anni a Torino e in provincia la presenza di aziende straniere è cresciuta del 38%. Mentre i singoli imprenditori nati all'estero sono oltre 41mila (+28,4%) e la tendenza di aumento è proseguita anche negli anni della pandemia.

Arrivano soprattutto da Romania e Marocco, che con Cina e Albania arrivano a pesare per circa la metà del totale delle imprese straniere. In calo, invece, Francia e Germania. In totale i Paesi di origine sono circa 170 e gli aumenti più consistenti nell'ultimo biennio sono legati al Bangladesh, alla Moldavia, quindi Egitto e Albania.

Terza provincia in Italia: Commercio e costruzioni

Quelle torinesi pesano per poco meno del 5% delle imprese straniere in Italia e la provincia è la terza nel Paese alle spalle di Roma e Milano.

I due settori più importanti sono costruzioni (32,5%) e commercio (25,7%), in crescita rispettivamente del 7,8  e dell1,3% rispetto al 2021. Due tendenze decisamente più vivaci rispetto alle aziende dello stesso comparto, ma guidato da italiani. La situazione si ribalta nei servizi alle imprese (trasporto, comunicazione e simili), così cime nell'agricoltura e nell'industria.

Giovani e "recenti"

Oltre l'82% delle imprese straniere a Torino sono individuali, il 16,5% è legata a giovani e under35, il 22,7% sono femminili e il 97% è nato nel nuovo millennio. Quindi molto recente rispetto a quelle italiane, più longeve. 

Torino tra le realtà virtuose

"Su 6 milioni di imprese iscritte in Italia, circa 600mila hanno titolarità straniera - sottolinea Fabio Pizzino, coordinatore nazionale del progetto - e proprio la provincia di Torino è una di quelle che mostra numeri più significativi".

Delle 15 Camere di Commercio che hanno partecipato alla prima edizione, ora il campo si è ristretto a 6, le più virtuose, tra cui proprio Torino.

La prima edizione, nonostante le restrizioni imposte dal Covid, ha coinvolto circa 800 persone, con oltre 190 colloqui individuali e 170 ore di formazione. Sono 57 i progetti di impresa accompagnati e mille ore di assistenza. Di questi, circa 10 hanno preso il via e almeno un altro paio sono in procinto di iniziare.

Le storie di Gerardo e Redouane

Tra le iniziative andate a buon fine, c'è l'esperienza di Gerardo Sanchez, chef di cucina messicana che dopo 20 anni di carriera nella ristorazione di alto livello ora punta a diffondere l'uso del peperoncino e delle salse al di fuori dello stereotipo del piccante. "Il corso mi ha indicato da dove iniziare a livello imprenditoriale, con lo sviluppo del business plan e poter dare corpo a un progetto tangibile. Servono basi solide per avere successo in Italia".

Il suo negozio, rivolto soprattutto a ristoratori, si trova nel Quadrilatero romano. Ma con l'e-commerce arriva in tutta Europa. "Il problema più grosso? Forse la burocrazia, unita alla lingua che non semplifica".

Redouane Mouhafid ha invece aperto una pizzeria a Ivrea: La Granaja. "Con il progetto abbiamo voluto capire come ampliarci, anche grazie all'accesso al credito che non è affatto facile. Proprio in questi giorni dovremmo ricevere una risposta e incrociamo le dita".

Massimiliano Sciullo

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