Attualità - 29 novembre 2022, 11:11

Juve, parla Moggi: "Questa bufera renderà la squadra ancora più forte" [INTERVISTA ESCLUSIVA]

L'ex dg della società bianconera parla in esclusiva a Torinoggi del ribaltone societario: "Conosco Ferrero e Scanavino, sono persone preparate, ma adesso non bisogna buttare la croce addosso ad Andrea Agnelli, con tutto quello che ha vinto. Si vede che il 12 porta male a questa società, anche noi della triade uscimmo di scena dopo 12 anni"

Moggi è sicuro: "Questa bufera renderà la Juve squadra ancora più forte"

"Per parlare in maniera più approfondita bisogna conoscere bene le cose. Ed io che sono fuori non conosco certi dettagli. E' stato convocato un cda d'urgenza, che ha portato all'uscita di scena dell'intero gruppo dirigente, una cosa assolutamente non prevista, perlomeno con questa tempistica. Di primo acchito posso solo dire che il numero 12 porta male alla Juve. Andrea Agnelli è uscito di scena dopo 12 anni, così come era successo a noi della triade nel 2006". Primi pensieri e parole sulla rivoluzione societaria bianconera di Luciano Moggi, dirigente che ha speso una vita per la Juve, iniziando come osservatore e talent scout negli anni Sessanta, per tornare poi nel 1994 come direttore generale, fino all'uscita di scena a seguito dello scandalo legato a Calciopoli.

Quanto è stato sorpreso di questo ribaltone societario?

"Credo che nessuno se lo aspettasse nei tempi e nei modi in cui è arrivato. Io però sono fuori dalla società, quindi non conosco le dinamiche e le situazioni che hanno portato a questa decisione. Mi limito solo a dire una cosa. Non vorrei che alla Juve venissero fatte pagare colpe che sono di tutto il sistema, facendola diventare un capro espiatorio per tutti. Perché se la Juve va male, ne risente tutto il calcio italiano. E già non stiamo bene come, sistema, visto che per due volte di fila la Nazionale non si è neppure qualificata per i Mondiali".

Non pensa che fosse inevitabile questa soluzione? Con i conti in rosso e le vicende giudiziarie l'uscita di scena di Andrea Agnelli pareva scontata.

"Lo ripeto, io non sono più dentro la società, non conosco bene la situazione, ma da persona affezionata alla Juve, che ha lavorato a lungo per questi colori, posso solo dire che adesso non si deve dimenticare quanto di buono ha fatto Andrea Agnelli. Sono stati anni di grandi vittorie, che hanno riportato la Juve ai vertici dopo diverse stagioni di anonimato. Magari avrà anche sbagliato delle cose, ma non vorrei che adesso si mettesse da parte tutto il buono che c'è stato nella sua gestione".

Intanto sui social si è scatenato di tutto e di più...

"Compresa la reazione dei tifosi delle altre società. Da una parte ci sta anche, se sei simpatico nel calcio non vinci. E la Juve, vincendo tantissimo, è vilipesa e invisa a tutti gli altri. Ma resta il motore del nostro calcio, se la Juve va male ne risentono tutti, prima o dopo, anche se a qualcuno fa comodo farne da capro espiatorio".

Intanto la proprietà ha già scelto Gianluca Ferrero e Maurizio Scanavino per il nuovo corso.

"Li conosco entrambi, anche se non troppo bene. Sono manager dal curriculum importante, hanno sempre operato bene nei loro incarichi e penso che lo stesso capiterà alla Juve. Sarà importante solo che la proprietà sia loro vicina, soprattutto nella fase iniziale".

E la squadra? Non rischia di essere travolta da questa bufera?

"Travolta? Ma cosa dice? Succederà esattamente il contrario".

Il calcio insegna che quando ci sono turbolenze societarie i giocatori non ne ricevono un beneficio.

"Succede quando le società sono in crisi, non pagano gli stipendi o si vive in una situazione di incertezza. Questa vicenda, invece, compatterà ancora di più il gruppo con mister Allegri, per dimostrare che la Juve sa uscire ancora più forte dalle difficoltà. E poi ci sono tanti esempi in questo senso nella storia del calcio. Pensi solo al Mondiale del 1982, con tutto quello che avevano detto prima a Bearzot e ai giocatori, che poi hanno tirato fuori quella prestazione straordinaria culminata nella notte del Bernabeu". 

Anche nel 2006, in questo senso, le premesse non erano state le migliori e poi...

"Ma nel 2006 avevamo davvero una fior di squadra. Lì in tanti avevano grande qualità, quell'anno potevano assegnare anche due Palloni d'Oro (con riferimento a Buffon, oltre al vincitore Cannavaro, ndr). Calciopoli forse fece da propellente, perché già allora come disse il mio amico Giraudo faceva comodo a tanti dare addosso alla Juve. Ma di questo non voglio più parlare, pensiamo al futuro. E io dico che la squadra saprà uscire ancora più forte da questa vicenda".