“La volta che sono stata più utile, non è quando ho fatto la pediatra, ma la tassista!” scherzava la dottoressa Claudia Lorenzino, che non conosceva vanità, e che per 30 anni è stata la pediatra delle Valli Chisone e Germanasca.
A ricordarla subito dopo la scomparsa, avvenuta nei giorni scorsi, al termine di una lunga malattia, è la sorella Annamaria, segretaria comunale di Pinerolo: “L’episodio risale a prima dell’istituzione del 118: mia sorella in quel periodo lavorava come Guardia Medica, e in una borgata sperduta di Cantalupa, praticamente in mezzo ai boschi, ha visitato un bambino e si è accorta che era davvero in condizioni gravi, così non ci ha pensato due volte, e con la sua macchina ha trasportato mamma e bambino all’ospedale, salvandogli la vita”.
Lorenzino, agli albori della sua carriera, dal 1983 e per circa 7-8 anni è stata la pediatra di riferimento del carcere ‘Le Nuove’ di Torino “Un’esperienza che le ha donato moltissimo. In quel periodo conobbe anche Suor Caterina, della quale parlò molto a lungo” prosegue nel ricordo Annamaria.
Fra il 1983 ed il 1991, lavorò come medico ospedaliero, inizialmente per breve tempo in psichiatria, poi in pediatria.
Fra il 1992 ed il 2021, per circa trent’anni, ha ricoperto il ruolo per la quale tutti la ricordano, di pediatra di famiglia delle Valli Chisone e Germanasca e molti l’hanno ricordata con affetto, alla notizia della sua scomparsa.
“Era una persona molto sincera e affidabile, che si prendeva cura dei ‘suoi’ bambini, li portava nel cuore. Una pediatra di grande esperienza, che unita all’empatia le permetteva di capire perfettamente i bambini, riuscendo ogni volta a trovare le parole giuste per rassicurare e dare coraggio ai genitori” così, con grande commozione, la ricorda la storica locale Clara Bounous, di San Germano Chisone, che negli anni si è rivolta a lei nella doppia veste prima di mamma ed infine di nonna.
Un pensiero condiviso anche dai colleghi dell’équipe di pediatri di famiglia delle Valli Chisone, Germanasca, Val Pellice Pellice, Pinerolo, Villafranca, Cavour e Vigone: “Papa Francesco ci invita a prestare attenzione ai ‘Santi della porta accanto’ che incontriamo durante la nostra vita, e Claudia era una di loro: ha vissuto la professione come una vocazione, dedicandosi instancabilmente ai suoi innumerevoli bambini ed alle loro famiglie. La semplicità e la forza l’hanno accompagnata per tutta la vita, nel suo lavoro ed infine nell’affrontare la malattia, e per noi è stata un grande esempio – raccontano –. Claudia continueremo a portarla nel cuore, come collega esemplare, una donna forte sempre sorridente e innamorata del suo lavoro”.
Nella mente della sorella Annamaria i ricordi si affollano, loro abitavano anche vicine e, dall’infanzia all’età adulta, i momenti trascorsi insieme sono innumerevoli: “Se penso a mia sorella la prima cosa che mi viene in mente è l’energia: ne è stata dotata in grandi quantità fin dalla nascita. Ricordo che nostra mamma comprava i vestitini assieme a lei e all’altra nostra sorella, Marinella, fra loro passano appena 14 mesi: ogni volta Claudia li consumava prima, lei ha sempre vissuto così. – descrive –. Ha sempre pensato troppo agli altri, e troppo poco a se stessa: non solo non badava alle apparenze, per lei l’apparenza neppure esisteva. Ricordo che le avevo regalato una borsa, per il lavoro, che la sua era già vecchia e usurata... Ma lei non ha mai voluto cambiarla. Purtroppo si è anche trascurata, e quando ha scoperto la malattia era già in fase avanzata. Però la nostra Claudia l’abbiamo amata e la ricordiamo così: volenterosa, generosa, infaticabile”.
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