Economia e lavoro - 19 maggio 2022, 11:19

Rsa, protestano i lavoratori Kos: "Esternalizzando pulizie e cucina, perdiamo quasi 240 euro"

Cgil, Cisl e Uil in presidio per chiedere che vengano mantenute le tutele e i salari. "Si colpiscono lavoratori fragili. È sciacallaggio". E c'è chi contesta l'accordo con la Regione: "Non risolve i problemi"

Protesta dei lavoratori delle residenze socio assistenziali

Da Kos care a Kos servizi, ma cambiando alcune regole e norme. È questa la motivazione della protesta che questa mattina ha portato in strada i sindacati e i lavoratori di CGIL, CISL e UIL. Un presidio in via Viotti all'angolo con via Bertola, a pochi metri dalla zona rossa blindata per i Ministri europei in città.

"Hanno deciso di esternalizzare il servizio mense e pulizie a una società all'interno del gruppo, la Kos servizi - spiega Luigi Gambale, Uiltucs Torino e Piemonte - Ci sono tutele per i lavoratori che passano da una società all'altra, ma l'azienda ha sempre ribadito che i lavoratori perderanno gli scatti di anzianità".

250 persone convolte, quasi 100 in Piemonte

Sono coinvolte su scala nazionale (nel circuito che una volta era legato al marchio Anni Azzurri) circa 250 persone, di cui almeno 90 in Piemonte. Le strutture attive sono cinque solo a Torino e provincia, ma molte altre sono nelle zone di Astigiano e Cuneese.

"Rispetto delle regole: la Regione intervenga"

"Chiediamo la corretta e completa applicazione delle tutele previste dalle regole. Anche chiamando in soccorso la Regione che è quella che gestisce gli accreditamenti e che sono attribuite a chi applica correttamente il corretto, firmato dalle maggiori organizzazioni sindacali", dice ancora Gambale.

"Si colpiscono stipendi che sono già bassi"

"Parliamo di una multinazionale - aggiunge Giovanni Monterisi di Fisascat Cisl - che esternalizzando cuochi e addetti alle pulizie fa perdere loro oltre 240 euro al mese. Parliamo di stipendi già molto bassi, magari part time e con un'età media intorno ai cinquant'anni".

"È sciacallaggio verso i lavoratori"

"Si tratta di uno dei gruppi maggiori nel terzo settore e solo nel nord Italia ha 77 struttura e in Italia almeno 15 - aggiunge Elena Palumbo, segreteria Fp Cgil Piemonte - E siamo di fronte a un'esternalizzazione parziale, visto che rimane nel Gruppo. Inoltre verrà applicato un contratto nazionale differente, della sanità privata e fermo al 2012. È sciacallaggio nei confronti dei lavoratori".

La speranza è di riuscire a incontrare l'assessorato: il 27 maggio alle 13.30 in Palazzo di Giunta. "La Regione deve decidere cosa fare con gli accreditamenti: siamo di fronte a un settore sensibile, si curano le persone e ci sono dgr regionali che fissano paletti chiari", conclude Palumbo.

Le strutture intanto si lamentano: "Dalla Regione misure insufficienti"

Intanto, anche dal punto di vista delle strutture non tutte le cose vanno per il meglio. E dopo l'annuncio delle scorse settimane su un accordo tra Regione e associazioni di categoria su assunzioni e contributi, c'è chi protesta. "Le misure annunciate dall’assessorato regionale alla Sanità sono del tutto insufficienti a contrastare la crisi delle RSA e il tavolo di lavoro con cui l’assessore Luigi Icardi ha raggiunto un accordo rappresenta solo una piccola minoranza delle case di riposo del Piemonte. Per questo siamo stati costretti a scrivere alle famiglie dei nostri ospiti e ai sindaci dei Comuni dove risiedono le nostre strutture per spiegare come stanno realmente le cose, in quanto è in gioco la sopravvivenza stessa dell’assistenza socio-sanitaria”. Parola dell’Associazione provinciale cuneese Case di Riposo pubbliche e private (a cui aderiscono 70 strutture, la metà del totale presenti in provincia di Cuneo), dalle Diocesi di Pinerolo e del Cuneese e dalla Diaconia Valli Valdesi (che raggruppano 25 RSA del territorio pinerolese).

In primo luogo, l’adeguamento Istat promesso è solo una dichiarazione di intenti, in quanto è vincolato all’approvazione del prossimo bilancio preventivo della Regione Piemonte, ma anche se si trasformasse in realtà non sarebbe giusto - continuano i portavoce delle tre organizzazioni -. In secondo luogo, si richiede alla Regione Piemonte di incrementare il budget per aumentare il numero di posti letto in convenzione (la cui retta è pagata per il 50% dall’ASL competente): oggi, per esempio, in provincia di Cuneo sono circa il 43% dei posti occupati, mentre per il restante 57% degli ospiti delle case di riposo, il costo della retta grava totalmente sulle famiglie".