Hanno cantato la storia del corpo degli alpini, con l’emozione negli occhi e nella voce. Seduti di fronte a loro c’erano Alberto II e Paola di Liegi, sovrani del Belgio fino al 2013, quando la carica è passata al primogenito Filippo con la moglie Mathilde d'Udekem d'Acoz. Martedì 2 novembre, per il Coro dle Piase – Ana di Campiglione Fenile si è chiuso un cerchio del destino, che si era aperto due anni fa, proprio poco dopo la nascita del gruppo.
Il Coro infatti è stato fondato nel luglio del 2019 in occasione del novantesimo anno dalla nascita della sezione locale dell’Ana. A novembre si esibisce alle nozze del figlio del marchese Nicolò di San Germano, Casimiro, e scopre con sorpresa che tra il pubblico c’era Paola di Liegi, molto legata a Campiglione, perché ospite sin da piccola nella tenuta dei San Germano, dove viveva la sorella Maria Cristina.
A colpirla in particolare è ‘Il testamento del capitano’, che tocca vicende della sua famiglia. “Si è commossa e ci ha invitato a esibirci al Teatro dell’Opera di Liegi” rivela il maestro Stefano Arnaudo. C’era già una data: 13 dicembre 2020. L’emergenza Covid, però, ha fatto saltare i piani. Ma il Coro ha potuto ricuperare, almeno parzialmente, esibendosi di fronte a Paola e suo marito, durante la festa per la consegna della cittadinanza onoraria.
“Rispetto all’altra volta, sapevamo per chi cantavamo e ci siamo dovuti preparare molto anche psicologicamente” confessa Arnaudo. Inoltre i 30 cantori sono stati presi di sorpresa: “Dovevamo cantare verso le 19,30. Invece ci hanno chiamato per anticipare di tre quarti d’ora, perché la cerimonia in Comune era finita prima” rivela il maestro. Chi era nel cortile delle Cinque frecce, agriturismo di proprietà del marchese di Campiglione, ha notato infatti il passo spedito degli alpini che attraversavano il cortile per arrivare nel salone per l’esibizione.
“Alla fine eravamo felici perché c’era la consapevolezza di aver raccontato bene cosa avevamo preparato – conclude Arnaudo –. Abbiamo partecipato a un momento di storia del Pinerolese, che racconteremo a figli e nipoti”.