In mancanza di definizioni ufficiali, una delle regole non scritte che sono diventate prassi con la prima ondata di Coronavirus e che si confermano in questa seconda è la diffusione delle bozze di dpcm. Frasi formulate con toni di ufficialità, ma che tali non sono. Non ancora, almeno. Ma che conservano intatto il potere di scatenare reazioni, ma anche timori e dibattiti "potenziali".
Non fanno eccezione le voci che si rincorrono in queste ore su una chiusura ulteriormente anticipata di alcune attività commerciali e soprattutto in alcuni periodi della settimana, andando a irrigidire le norme che già avevano toccato i centri commerciali in vista di questo weekend.
Inevitabile che nel mondo dei commercianti si sia già diffusa una forte paura, figlia anche di ciò che gli esercenti hanno dovuto sopportare la scorsa primavera. "La chiusura alle 18 per bar ristoranti pasticcerie, gelaterie, pubblici esercizi in generale rappresenta la chiusura definitiva per centinaia di imprese così come palestre, centri sportivi e piscine - dice la presidente di Ascom Torino e provincia, Maria Luisa Coppa -. Tali imprese sono ancora pesantemente condizionate dal lockdown dei mesi scorsi".
"Non siamo più disposti ad accettare decisioni, veri e propri accanimento, che non tengono conto dei sacrifici finora fatti dai nostri imprenditori - aggiunge Coppa -. Ci ritroviamo in un lockdown dichiarato dal governo, ma obbligatorio. Responsabilità e danni come sempre sulle nostre spalle senza intenzione di reale sostegno economico. Il rischio è il riacutizzarsi di tensioni sociali che renderebbero ancora più cupo il futuro del nostro Paese".