Sarà riprogrammata nel febbraio 2021, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, la mostra-evento Frida Kahlo through the lens of Nickolas Muray. Inaugurata lo scorso febbraio (e in programma fino al 3 maggio), l'esposizione aveva attraversato la chiusura forzata a causa dell'emergenza Coronavirus. Gli organizzatori, Next Exhibition e Ono Arte, hanno annunciato pochi giorni fa che ci saranno alcune importanti novità rispetto al precedente allestimento. I biglietti saranno in vendita da settembre con il circuito Ticket One.
Per la prima volta in Europa, si svela al pubblico la collezione completa degli scatti del fotografo statunitense, suo amico di lunga data e amante. Su tutti “Frida Kahlo on White Bench”, la foto più iconica. Un vero focus sulla Frida più segreta, realizzato grazie all’archivio Nickolas Muray attraverso GuestCurator Traveling Exhibition.
Il visitatore avrà la possibilità di immergersi nel microcosmo emozionale di Frida, a cominciare dalla suggestiva area introduttiva multimediale che simula rumori e colori di quel fatale incidente che segnò per sempre la sua vita. Le riproduzioni degli ambienti tanto cari a Frida, come il famoso letto d’arte e di sofferenza, gli abiti messicani, i gioielli, evocano lo spirito di una donna eccezionale.
L’incontro tra i due avvenne quasi per caso. Nel 1923 Muray conobbe l'artista messicano Miguel Covarrubias, a New York con una borsa di studio, che aveva iniziato a lavorare per Vanity Fair, rivista alla quale Muray contribuiva da diversi anni con i suoi ritratti di celebrità. I due diventarono presto amici. Nel 1931 Muray si recò in Messico in vacanza con Covarrubias e sua moglie Rosa, e lì scoccò la scintilla con Frida, allora legata a Diego Rivera. Ne nacque una storia d’amore lunga dieci anni, poi tramutata in amicizia fino alla morte del fotografo, nel 1954.
Gli scatti di Muray, dal ‘37 al ‘46, offrono una prospettiva unica e privilegiata da cui osservare la pittrice messicana: quella dell’amico, dell’amante e del confidente. Al tempo stesso, mostrano le qualità di Muray come ritrattista e come maestro della fotografia a colori, campo pionieristico in quegli anni. L’artista infatti confessò: “La fotografia, per me, non è stata solo una professione, ma anche un contatto tra la gente, per comprendere la natura umana e cogliere, se possibile, il meglio di ciascun individuo”.
Nato in Ungheria ma naturalizzato americano, Muray è diventato un fotografo di moda e pubblicità famoso per i suoi ritratti di celebrità, politici e artisti. Era un artista prolifico: i suoi archivi infatti contengono oltre 25.000 negativi, ma indubbiamente il soggetto che ha ritratto di più in assoluto è stata proprio Frida.
Immagini che hanno preso piede nella cultura popolare, attraverso i più diversi media, influenzando radicalmente la visione che il pubblico oggi ha di Frida. Sono, di fatto, il primo ritratto che viene in mente quando si pensa alla pittrice.
La mostra racconta, seguendo la cronologia delle fotografie di Muray, il percorso professionale e personale di Frida, a partire dagli scatti del ‘37 a Tizapan in Messico, per chiudere con quelli del ‘48 a Pedregal e Coyoacan.