Salute - 17 maggio 2020, 10:37

I clown di Pinerolo lontani dalla corsia: «Siamo diventati noi stessi degli esempi del vivere in positivo»

L’emergenza sanitaria ha bloccato le visite dei nasi rossi in ospedali e Rsa, ma il loro volontariato ha superato lo scoglio grazie alla tecnologia

«Quando va tutto bene è facile vivere in positivo. È più complicato farlo quando le cose vanno male. E noi abbiamo dovuto applicare nelle nostre vite il nostro principio. Siamo diventati degli esempi noi stessi». Davide Gozzi “Fatino” racconta così le settimane difficile dei nasi rossi di Pinerolo. Anche i clown di Vip (Vivere in positivo) hanno dovuto fare i conti con l’emergenza sanitaria che ha impedito loro di andare nei posti dove il loro volontariato era prezioso: gli ospedali e le Rsa. Il gruppo infatti porta sorrisi agli anziani e alle persone che soffrono. Ma le regole di distanziamento sociale per evitare il contagio da nuovo coronavirus hanno interrotto questo servizio e li hanno obbligati anche a rinunciare alla giornata dei nasi rossi in piazza a Pinerolo, che si terrà online.

«Da quando c’è stato il lockdown, mi sono sentito molto responsabile per i clown, perché, dietro i nasi rossi che fanno ridere, ci sono persone con estrema sensibilità e mi sono dato da fare per mantenere l’entusiasmo e il senso di vicinanza e di gruppo» rivela il presidente “Fatino”. Sono nati così collegamenti settimanali con Zoom e allenamenti tramite WhatsApp. Ma non solo.

«Mi sono chiesto se e come riuscivamo ad andare dove non potevamo più andare? – spiega –. Ed è nata l’idea di registrare dei video da consegnare alle Rsa, che possono proiettarli su uno schermo oppure sui tablet che gli anziani hanno per sentirsi con i parenti». Il primo contatto è stato con il Fer di Pinerolo, ma poi la voce si è diffusa e altre case di riposo hanno chiesto il materiale per regalare un sorriso ai loro ospiti: «Abbiamo già preparato 4 video e li consegneremo dalla prossima settimana».

L’esperienza del lockdown non ha quindi risparmiato i clown, che però hanno saputo reagire. «È stata un’esperienza difficile, ma formativa» ammette “Fatino”, che ha un pensiero fisso al mattino quando si sveglia: «Penso a quando potremo tornare negli ospedali e nelle Rsa, è una cosa che ci manca davvero – rivela –. E sono certo, che, quando sarà possibile farlo di nuovo, ci impegneremo al 2000%». 

Marco Bertello