"E' un decreto ponderato ed equilibrato, condiviso con noi già nel pomeriggio di ieri. Concilia le priorità sanitarie imprescindibili con la necessità delle nostre aziende di continuare a lavorare". E' quella di Fabio Ravanelli una delle voci che tra le prime commenta - a nome di Confindustria Piemonte - i provvedimenti di ulteriore chiusura voluti ieri dal Governo e comunicate dal premier Giuseppe Conte in diretta televisiva.
Un giro di vite che, come ormai noto, impone lo stop ai negozi non alimentari o ritenuti non essenziali, ma lascia spazio alle fabbriche, pur con il massimo delle cautele necessarie. "Lo dico con il massimo del rispetto - sottolinea Ravanelli -, ma chiudere un'azienda non è come chiudere un negozio: se manca la fornitura a un cliente straniero, questo cambia fornitore. Chiudere un'azienda vuol dire rischiare di chiudere per no riaprire più". "Serve però un'attenzione maniacale alle misure di sicurezza - prosegue il numero uno di Confindustria Piemonte -: applicazione della distanza minima, misurazione delle temperatura, utilizzo di tutte le protezioni, riunioni fatte in remoto e favorire il più possibile lo smart working, ma anche andando oltre il possibile".
Ma per le fabbriche si potrebbe anche andare oltre. "In ultima istanza valuteremo anche la chiusura dei reparti non indispensabili", conclude Ravanelli.
Di "sacrificio necessario" parla invece il mondo artigiano, in particolare per quanto riguarda Cna Piemonte. "Dobbiamo tutti collaborare ed avere fiducia. Sono decisioni che investono tutte le attività che hanno rapporto diretto con la clientela, comprese quelle artigianali di servizio alle persone. Ma si salvaguarda il funzionamento della distribuzione commerciale dei beni alimentari e di prima necessità", dicono Filippo Provenzano, segretario regionale e il presidente Fabrizio Actis. Ma non mancano alcune eccezioni: "Abbiamo proposto il mantenimento delle attività artigianali di supporto, come impiantisti, manutentori, imprese di pulizie e trasporti, tutti servizi essenziali al buon funzionamento della situazione".
C'è però il settore primario che chiede aiuto sulla raccolta, visto che la chiusura dei confini complicherà lo svolgimento di quelle funzioni di raccolta che in buona parte vengono assolte da lavoratori stagionali. “Alla luce di questo futuro scenario che si prospetterà anche nella nostra regione, occorre subito una radicale semplificazione del voucher agricolo che possa consentire da parte di studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nei nostri territori – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Favorire la diffusione di uno strumento con importanti effetti sull’economia e il lavoro, che si era dimostrato valido anche per aumentare l’occupazione e l’emersione del sommerso, deve essere ora un obiettivo da perseguire”.
Per il mondo del commercio, la presidente di Ascom Torino e provincia, Maria Luisa Coppa - che ieri si era subito dichiarata favorevole a una chiusura più restrittiva delle attività - ha commentato: "Tutte le nostre imprese faranno la loro parte. La farà chi chiuderà, la farà chi continuerà ad assicurare i prodotti alimentari e i beni di prima necessità. La salute innanzitutto! Il mio ringraziamento va a coloro che, in prima linea, stanno combattendo per noi: medici, infermieri e tutto il personale sanitario. Forse solo oggi ce ne accorgiamo, ma la maggior parte dei medici e degli infermieri è in prima linea ogni giorno. Sono in prima linea anche i nostri imprenditori del settore food ed i loro collaboratori. Sono sul posto di lavoro per garantire servizi primari ai cittadini. Viviamo questo momento tra grandi contraddizioni talvolta ingiuste. In un Paese dove il commercio è stremato da un lungo periodo di crisi per consumi ridotti e tasse troppo alte, a fronte del grande sacrificio collettivo richiesto ad Imprese e cittadini, Amazon può continuare ad operare indisturbato. Questo è un insulto all’economia reale, quella che è tassata al 55% ed alla quale viene richiesto un ulteriore sacrificio oggi. Un insulto alle partite IVA che, smettendo di lavorare, perdono il loro unico reddito. Siamo chiamati alla responsabilità. Con responsabilità e con forza alle Istituzioni chiediamo questo: chi chiude oggi sia messo in condizioni di non chiudere per sempre". E ancora: "Da settimane sentiamo parlare di 7, 10, 25 miliardi a disposizione ma siamo ancora in attesa di certezze su ammortizzatori sociali, tasse, imposte, mutui, bollette, reddito".
Sempre per il comparto artigiano, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Cgil, Cisl, Uil costituenti l’EBAP -Ente Bilaterale Artigianato Piemonte - hanno sottoscritto il 10 marzo un accordo che prevede concreti aiuti economici alle 18mila imprese ed ai 75mila lavoratori che costituiscono il sistema artigiano piemontese oggi in crisi per le conseguenze dirette ed indirette sofferte a causa dell’emergenza sanitaria Coronavirus. Due milioni di euro sono stati messi a disposizione. L’accordo prevede che le imprese aderenti all’Ebap che chiedano la Cassa integrazione propria del settore artigiano (FSBA) per Coronavirus possano ricevere un contributo economico a fondo perduto da 500 a 1.000 euro per settimana di cassa integrazione ammessa, sino ad un massimo di 6 settimane. Per i lavoratori dell’artigianato che, non essendo in FSBA per Coronavirus, fruiscano del congedo parentale per accudire figli sino a 12 anni di età nelle forme previste dalle misure governative, potranno chiedere l’integrazione salariale per il periodo di congedo fruito, sino al raggiungimento dell’importo previsto da FSBA - Fondo di Sostegno Bilaterale Artigianato.