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Economia e lavoro | 17 dicembre 2019, 18:14

Acea e Politecnico: un patto per scrivere un futuro tra bio-idrogeno e rifiuti che diventano plastica o fertilizzanti

Attività, ricerche e gare per dare corpo concretamente ai concetti di economia circolare. Saracco: "Per noi sarà un'antenna su un intero territorio come il Pinerolese, così come lavoriamo con Egea, nell'albese"

Acea e Politecnico: un patto per scrivere un futuro tra bio-idrogeno e rifiuti che diventano plastica o fertilizzanti

Bio-idrogeno in grado di alimentare celle a combustibile per produrre energia rinnovabile, ma anche bioplastica ottenuta da rifiuti organici e scarti organici pronti a diventare carburanti o fertilizzanti. Sono questi i tre territori ad alto potenziale innovativo su cui collaboreranno Acea Pinerolese e il Politecnico di Torino 

Non un primo contatto (le due realtà lavorano insieme già su altre tematiche), ma di sicuro uno scatto in avanti notevole che - sotto le etichette di Biotoburplus, Engicoin e Saturno - vuole scrivere nuove pagine in quel concetto spesso enunciato e poco concretizzato da più parti come l'economia circolare.

L'accordo è stato siglato al Politecnico di Torino, ma l'orizzonte di riferimento è decisamente oltre i confini metropolitani, come spiega il rettore del Politecnico, Guido Saracco. "Acea per noi è un'antenna per poter dialogare e confrontarci con tutto il Pinerolese. Già oggi hanno portato avanti iniziative che in parte si sostituiscono a quello che altrove hanno fatto i Poli di innovazione, come la comunità energetica e non solo. Proprio con loro, con le aziende anche al di fuori della città di Torino, vogliamo confrontarci sempre di più, come ateneo". E sui progetti al via, l'impostazione è chiara: "Vogliamo valorizzare per esempio un elemento come la CO2, da sempre considerata uno scarto - aggiunge - creando invece prodotti a valore aggiunto perché il concetto che deve passare è che si deve cercare di non buttare via nulla". "Un po' come con il maiale", conclude con un sorriso il rettore.

Dal patto tra l'ateneo e il Gruppo pinerolese nasceranno attività di studio e di formazione per gli studenti, ma anche vere sfide e gare tra i ragazzi su tematiche proposte da Acea stessa. "Già vent'anni fa ci siamo accorti che i temi dell'ambiente, dell'ecologia e della sostenibilità erano centrali - aggiunge Francesco Carcioffo, ad di Acea Pinerolese industriale - ma sono problemi che non si possono risolvere solo con gli slogan. Non c'è ancora una soluzione attuale a impatto zero, ma quello che somiglia di più è un'azione progettuale adattata alle caratteristiche locali e alle tecnologie disponibili. Con il Politecnico vogliamo essere concretamente ottimisti e portare qualcosa di nuovo per tutta l'Italia".

E non solo Pinerolo, sta sotto la lente del Politecnico. "La stessa attività di ricerca e lo stesso cammino lo stiamo facendo anche con Egea, nell'albese. Un'altra area molto ricca di iniziative e con grandi prospettive".

Attualmente, presso il Polo ecologico integrato di Acea vengono trattati ogni anno 60mila tonnellate di rifiuto organico. Di questi, solo 6000 arrivano dai Comuni del Pinerolese che fanno parte del consorzio, mentre 30mila arrivano da Torino. 

Dalla lavorazione si ottengono 4,5 milioni di metri cubi di metano, con un "risparmio" di anidride carbonica nell'aria di 10mila tonnellate all'anno. "Ma abbiamo già l'autorizzazione per salire a 90mila tonnellate - sottolinea Carcioffo - e dunque i numeri possono salire del 50%. Potrebbe servire in anno almeno per partire, ma non servirà molto tempo e passeremo da due a tre digestori".

Massimiliano Sciullo

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