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Attualità | 22 ottobre 2019, 07:02

Crocifisso in aula, i Valdesi: "Le istituzioni di uno Stato laico mantengano una corretta distanza dalle scelte dottrinali dei cittadini"

Patrizia Mathieu, presidente del concistoro di Torino: "Ci uniamo a Papa Francesco nella preoccupazione che la difesa dei simboli religiosi sia strumentale. La politica faccia piuttosto una legge sulla libertà di culto"

Crocifisso in aula, i Valdesi: "Le istituzioni di uno Stato laico mantengano una corretta distanza dalle scelte dottrinali dei cittadini"

Oggi il Crocifisso entra in aula. Intesa come quella del Consiglio regionale, che per la seduta del 22 ottobre ha fissato al punto 7 della convocazione proprio la discussione di un ordine del giorno che ha come argomento “Difesa,rispetto e salvaguardia dell’importanza del Crocifisso”.

Un tema su cui una voce come quella della Chiesa Valdese fissa alcuni punti con forza. "Come Chiesa Cristiana Riformata predichiamo Cristo crocifisso e risorto. La resurrezione del Cristo è la base della nostra fede e trasforma la passione e la morte del Cristo in un atto di redenzione e salvezza per l’umanità intera - è la premessa di Patrizia Mathieu, presidente protempore del concistoro di Torino -.

Queste nostre convinzioni non ci impediscono di ritenere che le istituzioni di uno stato laico debbano mantenere una corretta distanza dalle scelte dottrinali dei cittadini".

Una critica che ha radici lontane e che è stata ribadita in ambito valdese anche dalla Tavola, l'organo esecutivo delle chiese valdesi e metodiste in Italia, per voce della moderatora Alessandra Trotta: “La nostra storica critica al ‘crocifisso di Stato’ è duplice come cittadini/e italiani/e riteniamo che violi il principio di laicità dello Stato e neghi la dimensione pluralista della società italiana. Il crocifisso non è, infatti, un simbolo ‘neutro’ e il suo utilizzo come strumento di identificazione nazionale, sociale o politica è stato spesso, purtroppo, foriero di divisione e conflitti”. La moderatora rileva con preoccupazione il fatto che, per legittimare l’uso pubblico del crocifisso, lo si riduca a un pezzo di arredamento che rimanda a meri valori culturali. “La croce o il crocifisso – conclude Trotta – nel richiamare il sacrificio di Cristo e la sua resurrezione, esprimono indiscutibilmente la fede cristiana. Nel loro effettivo riferimento all’amore di Dio, alla fraternità, alla dignità di tutte le creature andrebbero sottratti alla disputa politica e all’identificazione con l’esercizio di umanissime, per quanto rilevanti, funzioni pubbliche. Su questo piano ci piacerebbe avviare una riflessione innanzitutto con le altre Chiese cristiane”.

"E dunque - conclude Mathieu - ci uniamo anche alle recenti affermazioni dei tanti fratelli cattolici come Papa Francesco e Padre Bartolomeo Sorge, nella preoccupazione che la difesa dei simboli religiosi sia strumentale alle ragioni dei partiti politici e pertanto chiediamo che l’attenzione della politica sia rivolta verso l’attuazione del mandato costituzionale attraverso la promulgazione di una legge sulla libertà di culto e di pensiero tuttora mancante nel nostro ordinamento.

Ricordiamo ai nostri rappresentanti nelle Istituzioni che la libertà di religione di migliaia di nostri/e concittadini/e aderenti a fedi non tutelate dalle Intese è ancora soggetta alle leggi di Polizia del Ventennio Fascista. Questo ci sembra l' argomento da mettere al più presto all’odg del Consiglio Regionale di una Regione in cui le espressioni religiose e non religiose sono varie e multiformi e costituiscono la ricchezza del nostro tessuto sociale e culturale".

M.Sci

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